di Guglielmo Forges Davanzati
Il Codiv-19 è, dal punto di vista macroeconomico, uno shock esogeno che deprime l’attività produttiva perché riduce sia la domanda aggregata sia l’offerta. Il coronavirus riduce i consumi perché obbliga a misure di distanziamento sociale e dunque alla chiusura di esercizi commerciali. Esso agisce negativamente anche sulla dinamica degli investimenti privati dal momento che, creando incertezza, rende conveniente la loro posticipazione. Dal lato dell’offerta, lo shock Codiv-19 crea strozzature che si manifestano in capacità produttiva inutilizzata.
La caduta contestuale della domanda aggregata e dell’offerta genera un’impennata del tasso di disoccupazione, tanto maggiore quanto più l’epidemia è intensa. E l’Italia è fra i Paesi maggiormente colpiti.
In questo scenario, ha fatto molto discutere la recente esternazione di Mario Draghi, ex governatore della Banca centrale europea, che, in un editoriale sul Financial Times, ha invitato i Governi dell’eurozona ad accordarsi per una radicale revisione dei trattati europei. Una revisione che, secondo Draghi, si renderebbe necessaria per far fronte all’emergenza Codiv-19 e ai devastanti effetti economici che l’epidemia sta generando. Si tratterebbe di rivedere innanzitutto i parametri stabiliti nel Trattato di Maastricht e successivamente nel Fiscal Compact, ovvero il 3% del rapporto deficit/Pil e il 60% del rapporto debito pubblico/Pil. Si intravede l’inevitabilità di un aumento del debito pubblico nell’area euro, per effetto delle maggiori spese dei governi per far fronte all’emergenza sanitaria e, contestualmente, per evitare l’esplosione del tasso di disoccupazione.
La proposta Draghi, sostenuta da autorevoli economisti, intende far pervenire direttamente liquidità alle imprese da parte della BCE evitando il rischio che la moneta emessa dalla Banca centrale sia utilizzata per finalità speculative dai singoli istituti di credito. Sulla scia di questa proposta, alcuni autorevoli economisti hanno suggerito l’ipotesi della ‘moneta elicottero’, ovvero di un programma straordinario di finanziamento della spesa pubblica attraverso emissioni dirette di liquidità da parte della Banca centrale. La proposta degli Eurobonds – ovvero di titoli del debito pubblico europei – può essere fatta rientrare nel contesto delle proposte di risoluzione della crisi tramite un finanziamento straordinario a gravare sulle finanze pubbliche degli Stati membri dell’eurozona.