Il Vecchio e l’Ombra. Dialoghetto socratico

di Giovanni Bernardini

Dopo che il Vecchio ebbe acceso la lampada e si fu seduto, subito l’Ombra si accovacciò ai suoi piedi e, senza preamboli, disse: «Oggi mi sembri più triste che mai».

«Non ti sbagli» rispose. «Più triste e sconvolto».

«La tristezza, posso capire. Ma sconvolto addirittura?»

«Più triste poiché in questi giorni cade l’anniversario del matrimonio e mia moglie non c’è più. Pensa, ci conoscemmo circa a quindici anni e presto nacque fra noi una simpatia, che in me divenne innamoramento. Ero però un ragazzo timido e nello stesso tempo orgoglioso. Non manifestavo il mio sentimento per timidezza e insieme per l’orgoglio di non ricevere un rifiuto».

«Già, ma alla fine decidesti di scriverle».

«Appunto, e di consegnare la lettera alla sua più cara amica, dato che mi mancava il coraggio di dargliela direttamente. Qui sbagliai».

«In che senso?»

«Nel senso che non era la persona giusta. Quell’amica mi dissuase, mi scoraggiò. Ed io strappai la lettera. Quell’amica mentiva».

«A qual fine?»

«Era innamorata di me. Lo scoprii anni dopo. Allora scrissi un’altra lettera da lontano e la spedii per posta alla ragazza amata da tanto tempo, che doveva diventare mia moglie».

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