La speranza nelle nuove generazioni

di Antonio Errico

Si chiama Jim Lovell. La notte del 13 aprile del 1970, a bordo dell’Apollo 13, dal mondo della Luna disse così: Houston, abbiamo avuto un problema. Era esploso un serbatoio di ossigeno danneggiandone un altro.

Quella notte Jim Lovell aveva quarantadue anni. Adesso ne ha novantadue. Alla fine di un’intervista concessa a Emilio Cozzi per il “Corriere della sera”, ricorda di quando dall’Apollo 8 vide la Terra per la prima volta. Un pianeta piccolissimo, che spariva dietro a un dito appoggiato al finestrino. Tutto quello che conosceva era dietro il suo dito, dice. Milioni di persone, montagne, foreste. Tutto dietro il suo dito. 

Dice che è stato in quel momento che si è reso conto di  quanto il genere umano sia fortunato a vivere su un pianeta come la Terra, che ci dà aria, acqua e tutto quello di cui abbiamo bisogno per sopravvivere. 

Nessuno sa se negli sconfinati universi esista un luogo come la Terra e creature fortunate di vivere in quel luogo. Nessuno è riuscito a saperlo fino ad ora.

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