Migranti nell’Egeo

1. Lesbo

Oggi Lesbo non è l’isola bella

dove gli altari profumano d’incenso

e l’acqua fresca fruscia in mezzo ai meli,

né rose rosse

.

ombreggiano l’erba umida dei prati.

A Lesbo non giungono fanciulle

sbarcanti da navi infiorate

desiderose

.

di eleganza, di musica e d’amore.

Oggi rovinano sugli scogli aguzzi

gommoni di plastica stipati

di donne anziane,

.

di uomini, di bimbi e di lordura.

E non li accoglie un tiaso profumato

né un simposio coronato di fiori

bensì la melma

.

di un campo recintato con il ferro

irto di spine, dove sul duro suolo

consumano acqua sporca ed un boccone

di rude pane.

.

.

Contro il ghiaccio che rapprende l’acqua

bimbi si coprono di ruvidi mantelli.

Gli ulivi di Moria, un tempo argentei,

più non ricoprono

.

prati odorosi di cardo e meliloto,

ma tende d’uomini arresi alla sventura

che degli uomini anche il degno aspetto

hanno perduto.

.

2. Sull’Evros*

* Evros è il nome greco del fiume che segna il confine tra Grecia e Turchia (in bulgaro Maritza). Fu cantato da Alceo in una poesia giuntaci frammentaria.

Evros, ma dove stanno le fanciulle

che spalmano acqua sulle belle cosce

presso le rive entro cui trascorri

maestosamente?

.

Tu non muggisci più per la tua corsa

ma per scoppi che esplodono col fumo

e per le grida dei bersagli inermi

sbattuti contro

.

filo spinato teso al contrattacco,

mentre giovani coi gesti dell’acrobata

appesi a un filo sfidano le onde

audacemente.

.

3. Chio

Sulle rocce di Chio – brandelli di plastica rossa

denunciano umane presenze – ormai dileguate:

predoni del mare – che pronti all’attacco s’acquattano

o naufraghi – scampati alla furia delle onde

che attendono dietro le rocce – umano ricovero?

Così Ulisse, sbattuto – contro gli scogli di Scheria,

dentro un cespuglio – nato sotto un ceppo d’ulivo

attese che ancelle feacie – con grida gioiose

lo ridestassero – alla vita e all’ospizio sperato.

Non che gli invisibili naufraghi – regali accoglienze s’aspettino

in una reggia – con canti e giochi, feste e banchetti

ma almeno che non siano respinti – nel mare ondoso

e ottengano un pane modesto – e uno sguardo fraterno.

Sopra le rocce, – che dominano l’aspra scogliera,

l’ombra di Omero – dalla vicina casa degli Omeridi

accorre lieve – e, col suo canto, garante

si fa della legge ospitale – che il popolo greco

professa in eterno: – accogliere sempre chi arriva.

Questa voce è stata pubblicata in Poesia, Poesie di Pietro Giannini e contrassegnata con . Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *