di Ferdinando Boero
Fino alla prima metà degli anni sessanta in Italia si vendevano animali vivi a scopo alimentare, tipo le galline. In Cina lo fanno ancora: vendono zibetti, pangolini, pipistrelli, serpenti e altre specie che noi non ci sogneremmo neppure di mangiare. Questi animali si vendicano, e ci trasmettono le loro malattie. Se la convivenza è di lunga data, tipo la nostra con cani e gatti, le malattie trasmissibili sono di lieve entità. Ma se le specie non convivono da sempre le cose sono differenti. Pare che il coronavirus venga dai pipistrelli, per esempio. Non i nostri, piccoli e insettivori, ma i grandi pipistrelli che mangiano frutta e che in oriente sono una leccornia. Quando un patogeno inizia l’attacco a una specie, spesso causa la morte di individui deboli e malati, assieme a quelli con scarse difese immunitarie, poi subentrano le resistenze. Con i vaccini induciamo resistenze ai vari patogeni, senza attendere che insorgano naturalmente. Quando si presenta un patogeno nuovo, prima si isola, poi si sviluppa il vaccino. A volte, come avvenne con l’aviaria, quando il vaccino è pronto l’emergenza è già passata! Il successo della medicina è innegabile: mai gli umani hanno avuto speranze di vita così elevate, e l’Italia è ai primi posti nel mondo in termini di longevità.
Contro ogni logica l’approccio al progresso della medicina sta diventando sempre più irrazionale, con posizioni opposte e dettate da un diffuso analfabetismo scientifico.
Alcuni assumono posizioni fideistiche e si aspettano che la medicina ci prometta la vita eterna: la presunzione di immortalità causa forte aggressività nei parenti di chi muore, con attacchi fisici o legali contro i medici. A far da contraltare c’è la sfiducia altrettanto cieca: si rifiutano i vaccini e si ricorre a cure con scarsissime basi scientifiche.