Una lunga vita all’insegna della scrittura e della coerenza
di Gino Giovanni Chirizzi
Nella sua casa di piazza I. Falconieri a Monteroni, nel silenzio della notte, lo scorso 13 gennaio serenamente è scomparso un Maestro, autorevole voce e ineludibile punto di riferimento per la nostra cultura, al quale ammirate guardavano – e senza dubbio guarderanno – tante generazioni.
Ci ha lasciati all’invidiabile età dei suoi quasi 97 anni. Una lunga vita dedicata all’insegnamento (dal 1956 alla quiescenza) in gran parte nel prestigioso suo (e mio) liceo “G. Palmieri”, ma soprattutto ad una letteratura di impegno e di testimonianza. Una vita piena anche di vicende drammatiche vissute sulla propria pelle, tutta comunque trascorsa all’insegna dell’essenzialità, dell’anticonformismo e della fede nella democrazia, che aveva visto rinascere a Milano il 25 aprile 1945 e poi con il referendum del 1946. Una vita confortata sempre dalla irrinunciabile coscienza di sé e della propria profondità umana e morale, spesso messa alla prova da tragiche vicissitudini (la guerra con i bombardamenti del 1943, la prigionia in Germania, la morte prematura del padre, ultimamente quella dell’adorata moglie Maria Teresa Carriero), per non parlare dei vari malanni fisici personali sopportati con stoicismo.
Il commiato laico (da lui voluto) nella corte della tranquilla dimora ha visto riuniti molti amici, ex alunni, estimatori, mentre si diffondeva allusivo il lieder di Franz Schubert Gute Nacht [Buona notte], il nipote Luca Bernardini leggeva i versi altrettanto emblematici di Sulla soglia (in cui, alla maniera di Ungaretti, Giovanni Bernardini immagina sua padre – deceduto precocemente nel 1939 – pronto ad accoglierlo alla porta della morte) e diversi presenti esprimevano per il defunto affetto, corrispondenza, devozione.