Taranto appare una città con particolare propensione massonica. Vi sorsero fin dalla seconda metà del XVIII secolo numerose logge: l’Archita, la Della Filantropia, l’Amica dell’Uomo, la Nemica dell’Ambizione, e successivamente l’Archimede, la Giulio Cesare Vanini, la Prometeo, la Pitagora.
In provincia di Taranto, come del resto in molte altre provincie del Regno, tra Settecento e Ottocento, proliferarono sette dai nomi simbolicamente significativi. Non sempre ci sono i piè di lista; e questo non consente di seguire le vicende attraverso i loro adepti. Spesso non c’erano le liste per motivi di sicurezza; gli adepti si conoscevano tra di loro magari anche con nomi di fantasia. Laddove è stato possibile, il lavoro di De Marco ha tirato fuori tutto, sicché oggi il suo archivio conserva una mole di documenti, in parte pubblicati nel volume, da cui non si può prescindere per ricostruire il percorso organico della massoneria in Puglia.
Anche questo volume, benché calibrato su Taranto, inevitabilmente attinge e s’intreccia con le altre due provincie e col Grande Oriente d’Italia. La ricerca giunge fino agli anni Ottanta del secolo scorso con le note vicende della Loggia P2 (Propaganda 2). Questa loggia, che tanto ha fatto parlare di sé negli ultimi tempi, nacque nel 1877 col precipuo scopo di contenere “attivi e vincolati all’Ordine, nonché in diretta corrispondenza con i vertici dell’Istituzione, uomini che per la loro posizione sociale non avrebbero potuto iscriversi nelle Logge ordinarie e frequentarne i Lavori”. De Marco ne mette in rilievo gli aspetti anomali e afferma che non può essere considerata una vera e propria Loggia quella composta da “gente che si ri[tiene] troppo importante per sottostare alle regole massoniche”. Una sorta di superloggia, che non poteva che tralignare in altro. Dal 1962 questa loggia degenerò ad opera di Licio Gelli, Maestro Venerabile di Arezzo. Divenne ricettacolo di affaristi e carrieristi, che ben presto compromise l’immagine dell’intera massoneria, specialmente dopo l’accusa di aver ordito un colpo di stato. Da allora le logge coperte furono proibite. Nella P2 figurava un solo tarantino.
Per quanto riguarda la Gran Loggia Regolare d’Italia, nata dalla scissione del Grande Oriente d’Italia, essa cadde nei sospetti dell’inchiesta del Procuratore Cordova, che vedeva un legame forte tra mafia e massoneria. I riflessi della crisi si ebbero anche nelle vicende massoniche tarantine. Si sciolsero alcune logge e se ne fondarono altre, come la Gianfranco De Tommasi e la Terra d’Otranto. In seguito alla conclusione dell’inchiesta Cordova a Taranto furono fondate le logge: Fenice, Archita, Athanor, Italia, Hermes, Nazario Sauro, Giuseppe Mazzini, Osiride, Europa e Anemosi Pistis.
[“Presenza taurisanese” anno XXXVIII n. 2 – febbraio 2020, p. 12]
G.M.