di Paolo Vincenti
“Miserabili saltimbanchi,
guitti degli ascolti,
accattoni del consenso,
non avete specchi in casa
ai quali fare assaggiare la vostra saliva?”
(“Superbia” – Enrico Ruggeri)
La televisione si alimenta di sé stessa ed ha bisogno di procurare emozioni sempre più forti per catalizzare interesse e gradimento del pubblico, frammentati nei mille canali tv e web. L’avvento dei “reality show” ha segnato una nuova frontiera dell’intertainment. Da quel momento, è stata tutta una corsa al rialzo, o al ribasso, per guadagnare nuovo pubblico, non certo facile da imbecherare dopo avergli propinato di tutto. Mettere in vetrina le più sordide pulsioni degli svalvolati protagonisti dei reality si è rivelata una strategia vincente in termini di audience; puntare sulle più incontrollate reazioni dei mentecatti concorrenti, sulla loro ignoranza, le loro più inconfessabili perversioni, i tic nervosi, le paranoie, le manie ricorrenti, è stata la geniale trovata degli autori dei vari “Grande Fratello” (antesignano di tutti i reality), “L’isola dei famosi”, “La Fattoria”, “La Talpa”, “Pechino Express”, e via dicendo. E quando le persone comuni hanno smesso di fare audience, si è pensato di ricorrere ai “vip”, perché capaci di suscitare maggiore attrazione. Così, fuori il meccanico di Bitritto e la parrucchiera di Rapallo, e dentro i personaggi famosi, mediamente falliti o semi falliti, nelle loro carriere di cantanti, attori, presentatrici, showgirl, ormai usciti dal giro e quindi in cerca di un rilancio.