Intervista a Ferdinando Boero

Domanda 2: Il titolo del suo ultimo libro è  Economia senza natura. La grande truffa. Può chiarire la differenza tra ‘economia della natura’ ed ‘economia senza natura’ e  cosa intende per ‘grande truffa?’

Risposta

Semplice. L’economia inventata dagli uomini ha un obiettivo ben preciso: la crescita del capitale economico. Esiste anche un capitale naturale, e lo studia l’economia della natura, che altro non è che il nome usato da Darwin per definire quella che Haeckel poi chiamò ecologia. Una legge di natura dice che ‘se qualcosa cresce, qualcos’altro decresce.’ La nostra economia cresce erodendo la natura. Lo abbiamo sempre fatto. Abbiamo cancellato le popolazioni naturali, e le abbiamo sostituite con le popolazioni delle piante e degli animali che coltiviamo e alleviamo. Ora lo stiamo facendo anche in mare, e passiamo dalla pesca all’acquacoltura perché stiamo per distruggere le popolazioni naturali dei pesci. Bruciamo combustibili, consumiamo ossigeno e produciamo anidride carbonica, e con questo facciamo cambiare il clima, rendendocelo ostile. La grande truffa è di nascondere i costi della distruzione del capitale naturale e mostrare solo i benefici della crescita del capitale economico. Questa truffa è fatta in modo cosciente, perché i costi ambientali sono “esternalizzati”, cioè sono messi fuori, all’esterno, delle analisi costi-benefici. Non considerarli e basta potrebbe essere un errore dovuto a ignoranza, ma in questo caso, se si esternalizzano vuol dire che si sa che ci sono, e si nascondono. Questa io la chiamo truffa.

Domanda 3: Nella premessa al suo libro lei scrive: ‘Se infrangiamo le leggi della natura a favore di quelle dell’economia, la natura ce la farà pagare cara, carissima. Anche in termini economici.’ Può darci qualche esempio concreto dei danni (economici e non) che ci troviamo (e troveremo) a pagare per aver infranto tali leggi?

Risposta

Le spese sostenute per rimediare ai danni del cambiamento climatico sono enormi, anche in termini di vite umane. Inondazioni, cicloni, ondate di calore, freddi estremi, sono causa di catastrofi naturali sempre più frequenti. Tutto questo porta a una diminuzione dei benefici che traiamo dalla natura. I costi sono immani.

Domanda 4: Secondo il Global Footprint Network, oggi l’impronta ecologica dell’uomo supera di gran lunga la biocapacità della Terra. In particolare, ‘occorrerebbe un pianeta grande 1 volta e mezzo la Terra per sostenerci.’ Ci può spiegare quali sono (e quali saranno) le conseguenze di tutto questo?

Risposta

Di solito, quando una specie usa una risorsa in modo troppo intenso la fa diminuire e la diminuzione della risorsa porta ad una diminuzione delle popolazioni della specie che l’ha depauperata. Questo permette che la risorsa si rigeneri e può portare a far rifiorire la specie che la utilizzava. Noi siamo una specie tecnologica e riusciamo a prelevare le risorse fino all’ultima goccia, fino a non lasciare più nulla. Ma, a forza di non lasciare più nulla, non rimane più nulla. E se non rimane più nulla si perdono le premesse per la nostra sopravvivenza. Continuiamo a inventare nuovi modi per spremere sempre di più la natura. Ma ci sono limiti. Dobbiamo imparare a vivere in armonia con la natura, come simbionti mutualisti e non come predatori. Altrimenti la pagheremo cara. Abbiamo ingaggiato una lotta con la natura, ma senza la natura noi non possiamo vivere. E quindi questa è una lotta contro noi stessi. E saremo noi a lasciarci la pelle, certamente non la natura.

Domanda 5: Un grande ecologista del 1900 (Edward Goldsmith) sosteneva che ‘quanto più complesso e diversificato è un sistema, tanto più resiliente è rispetto agli shock esterni.’ Secondo lei l’ecosistema terrestre sta subendo una riduzione della complessità? Andando più nello specifico, quali sono le specie più importanti a rischio? In particolare, si parla molto dell’importanza delle api la cui esistenza è messa in pericolo da diversi fattori. Che ne pensa a riguardo?

Risposta

Prima di Goldsmith lo ha detto qualcuno di ben più autorevole: Charles Darwin. Lo ripeto, non mi preoccupo delle altre specie. Mi preoccupo della nostra. Siamo noi la specie a rischio. Il nostro grande successo è il prologo del nostro insuccesso.

Domanda 6: Nel suo libro lamenta molto l’assenza dell’ecologia nel sistema educativo. Lei sostiene che è inconcepibile che un’economista o un ingegnere prendano decisioni su aspetti che hanno un forte impatto ambientale senza conoscere alcunché di ecologia. Che cosa propone per rendere tali professionisti, e più in generale, l’intera popolazione, più dotti e sensibili sulla ecologia?

Risposta

Lo ha detto Benedetto XVI: ‘bisogna mettere l’ecologia nelle materie che si insegnano a scuola.’ E’ la materia più importante. E tutti devono studiarla anche all’università. Dalle elementari all’università. Ne va della nostra sopravvivenza. Non puoi rispettare e difendere ciò che non conosci.

Domanda 7Economia ed ecologia possono convivere e in che modo? Quali sono i settori (energia, agricoltura, manifatturiero, turismo etc…) in cui bisognerebbe intervenire in modo maggiore per riguadagnare la sostenibilità ecologica dell’economia?

Risposta

Bisogna intervenire su tutti i settori, con un cambiamento culturale totale. Abbiamo tutto da guadagnare nel non distruggere il capitale naturale dal quale dipendiamo in modo totale. Abbiamo tutto da perdere a distruggerlo. Ma attualmente le scale di valori ci chiedono di fare esattamente il contrario. Non si può agire in modo più stupido. E lo stiamo facendo.

[Intervista realizzata nel mese di aprile 2015 e pubblicata 2015  in www.lteconomomy.it il 3 maggio 2015, a cura della redazione di “LTEconomy.it”]

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