Alcuni giornali utilizzano per ciò stesso un linguaggio licenzioso, basso diciamo, spregiudicato, che sortisce l’effetto di far ridere il lettore e attirarlo ad acquistare. Non voglio per questo legittimare l’utilizzo di parolacce e doppi sensi ma bisogna anche ammettere che l’insulto e l’ingiuria oggi sono talmente connaturati al nostro vivere quotidiano che il linguista Federico Roncoroni ci ha anche scritto un libro, “Ingiurie e insulti. Un manuale di pronto impiego” (Mondadori Editore), per districarsi fra i tanti epiteti che spesso con livore e malanimo ci rivolgiamo. Se di insulti si tratta, cerchiamo almeno di utilizzare l’intelligenza e la cultura che abbiamo e scambiamoci degli epiteti divertenti, originali, cercando anche di far riflettere chi li riceve, così come fa la satira e, mi sembra, facciano i giornali quale “Libero”. Ma queste donne, che si scandalizzano se un giornalista dice “patata bollente”, non hanno mai appellato un loro consimile con l’insultante epiteto di “testa di cazzo”? A che cosa fa riferimento questo modo di dire, che viene esteso anche al femminile (“quella donna è proprio una testa di cazzo”) se non all’organo genitale maschile? L’uccello sì e la passera no? E la parità di genere? Vale solo in un senso e non nell’altro? Se gli insulti sessisti devono essere stigmatizzati, censurati, allora devono esserlo tutti, anche quello che, ancor più triviale, allude ai testicoli dell’uomo, quando qualcuno viene definito “coglione”. Almeno nel linguaggio dei giornali e della televisione, se in quello di tutti i giorni è impossibile farlo, occorrerebbe espellere siffatto epiteto perché lesivo della dignità dell’uomo. Anche in questo caso, il tristo appellativo è talmente diffuso che travalica i sessi applicandosi pure alla donna (“cogliona”, appunto). Il Garante riuscirebbe a vincere una crociata del genere? “Ma mi facci il piacere!” per dirla con Totò. La cosa è impossibile. Nessun organo di controllo potrebbe tener dietro al profluvio di parole ogni giorno scritte e dette sui mezzi di comunicazione. Allora, se non si possono censurare tutti, bisogna accettare tutti, in una indegna (ma divertentissima) par condicio. È meglio lasciar stare.
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Satura 2
“L’Italia è di tutti di chi l’ha
incontrata negli anni di piombo nell’acqua passata
di chi è stato zitto con troppa omertà di chi
gli ha negato la verità
di quelli che stanno coi piedi per terra di chi
l’ha difesa facendo la guerra
l’Italia che sogna l’Italia che piange il 2
agosto Bologna
l’Italia è di tutti l’Italia è di tutti “
(“L’Italia è di tutti” – Fabrizio Moro)
Grazie Roma. Nella Capitale, il ristorante “La Bettola” frequentato dai giocatori della Roma va a fuoco. Incendio doloso, forse, per ritorsione contro il suo titolare, coinvolto nello spaccio internazionale di droga. Come si chiama il quartiere dove brucia il famoso ristorante? Che lo dico a fare? L’infernetto!
La palude. Prima volevano andare tutti al voto. Ora sembra che nessuno più voglia le elezioni anticipate che, di conseguenza, non si anticiperanno. Ci saranno alla scadenza naturale. Anche il Movimento Cinque Stelle, il più combattivo nel chiedere le elezioni, si è assopito nel lungo dormiveglia gentiloniano, ha gettato la spugna insomma e si è rassegnato all’ ineluttabilità della situazione. Si voterà nel 2018. Sulle strategie elettorali invece tutti si danno da fare, c’è gran fermento e tormento su alleanze, primarie, leadership, candidature, dopo voto. E sulla legge elettorale, quella che più volte il Presidente Mattarella ha definito improcrastinabile? Niente di fatto. Anche in questo caso, la palude. Tutti si accapigliano sulla nuova legge ma solo per finta, di fatto nessuno la vuole.
Il dubbio. Il rogo di Centocelle fa piangere la politica. Certo, è un orrore senza fine. Nel campo rom sono morte bruciate tre bambine di 18, 8 e 4 anni, che vivevano insieme al resto della famiglia, 10 persone, nel camper che è stato preso di mira dal bastardo assassino. Ma sarebbe più utile se la politica, invece di litigare solo per ragioni elettorali, si ponesse il problema dei furti, delle rapine, della escalation criminale, della mancanza di sicurezza che avvertono i cittadini, della sporcizia e del degrado in cui vivono i rom nei loro fetidi campi, latrine d’Italia e d’Europa, e si decidesse ad emettere provvedimenti seri ed efficaci. Si possono decidere arresti di massa della infesta genia, tipo Progrom, o chiusure immediate dei campi? Non lo so. Il problema è che questi si moltiplicano, crescono sempre di numero e lasciano danni dovunque vadano, un po’ come le scorie radioattive. Ma non si può mica impacchettarli e spedirli su Marte! Chi si deve muovere ed è pagato per risolvere i problemi, lo faccia.
Grazie Roma (Reprise) La spazzatura a Roma è diventata talmente ingombrante che oscura tutto il resto. L’Urbe affoga nei rifiuti e il Pd attacca la Sindaca Raggi, obbiettivamente incapace di fronteggiare la situazione. Il Pd romano lo fa per prendere voti, ma i problemi sono reali. L’ Ama è in tilt. La Raggi si divincola fra accuse incrociate, i cittadini fra topi e pantegane.
Maggio 2017