John Fante e l’usciere di Hollywood

di Augusto Benemeglio

Qualche anno  fa (una quindicina, più o meno) c’era un guardiano del tutto particolare al Circolo Tennis degli Ulivi di Tuglie: un omone un metro e novanta con un peso che sfiorava il quintale e mezzo, che parlava con un accento fortemente spagnolo e raccontava storie che sembravano vere. Si chiamava Ramon Diego  Ramirez e veniva dall’Honduras. Un giorno prendemmo  un gin tonic  insieme, al bancone del bar, presente il maestro Pino e Don Antonaci, grande volleadore al cospetto di Dio.

Lui tirò fuori il sigaro e se lo tenne tra le mani senza mai portarlo alla bocca, gli piaceva rimiraselo, evidentemente e ogni tanto annusarlo. Poi sorrise, ammiccante, e cominciò a raccontarmi una storia. Mi disse che aveva conosciuto John Fante, scrittore italo-americano, nell’autunno del 1964. Allora John era pieno di problemi, alcool e droga  con cui tentava di allontanare la terribile angoscia che lo divorava.

In effetti John – conferma Vinicio Capossela – era una specie di Dante Alighieri che “nel mezzo del cammino si trova buttato in America, come un pesce d’acqua dolce a cui tutt’a un tratto tocca imparare la parte dello squalo. Già americano, eppure con la coda rimasta impigliata ancora in Italia. Come un salmone mezzo mostro d’amore”.      A quel tempo  era appena uscito il suo ultimo romanzo,“Full of life”, ed era andato malissimo. John faceva lo sceneggiatore per Hollywood e  stava proprio a terra, ai piedi di Cristo, non si teneva in piedi, barcollava nei lucidi corridoi della mecca del cinema. Allora Ramirez  lo ospitò nella propria guardiola (faceva l’usciere, ma anche il sostituto portiere) e lo consolò, lo rigenerò, in certo qual modo, perché riuscì a dargli fiducia in sé stesso in un momento topico della sua esistenza. Insomma, possiamo ben dire che anche John incontrò il famoso usciere di Kakania, di cui parla Hag Rejk ne   “Il Malvagio di Berlino!”  Ramon gli disse: “Paisà, nun te preoccupa’. Vedrai che tutto si sistemerà e tu , dopo morto,  avrai molta fama e molti onori,  parola di Ramirez”.  Era quello che  John voleva sentirsi dire, e tuttavia  rispose:

“E tu, chi cazzo sei? Mi sbaglio,  o sei un merdoso usciere sudamericano?”.

“Sì,  – disse l’omone,-  io fo’ l’usciere qui a  Hollywood , vivo in uno scantinato, con mia moglie Tulita e i nostri sette figli, sei femmine e un maschio, ma sono uno scrittore  e un profeta”.

“Cazzo, un usciere profeta!”, disse Fante e si mise a ridere come un pazzo.

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