di Gianluca Virgilio
Mi avevano mandato a insegnare nella succursale del liceo. Al mio arrivo, mi accoglie il bidello, un tipo alto e magro, mai visto prima, e mi guida fin dentro l’aula, dove avrei dovuto insegnare. Abbiamo disceso pochi gradini, lui avanti e io indietro, ritrovandoci in un seminterrato, illuminato dalla luce di un neon, senza la quale sarebbe stato buio pesto. C’era un gruppo di studenti, una ventina, nel centro della stanza, l’uno accanto all’altro, come un gregge. Sembrava che non badassero minimamente al nuovo insegnante, mentre parlavano con una certa disinvoltura, senza muoversi dal loro banco, parlavano tra loro e con il bidello, ma io non capivo precisamente cosa si dicessero. Ho pensato che parlassero di me. Ho cercato di richiamare la loro attenzione, distraendoli dal bidello, che non mostrava di voler abbandonare l’aula. Niente. Mi guardavano con un’aria di sufficienza dipinta nei volti pallidi e inespressivi, come per dire: <<Chi è questo qui?>>, ma senza dimostrare alcun interesse, con un sorriso di circostanza e anche un po’ ironico.