Tra realtà storica e finzione letteraria. Studi su Sigismondo Castromediano

Dopo una lunga azione di dissodamento del terreno – che potremmo far partire dal 1998 con il volume “Mi scriva, mi scriva sempre…”. Regesto delle lettere edite ed inedite di Sigismondo Castromediano, di Fabio D’Astore – ma anche di una successiva impegnativa semina e di un’appassionata e sapiente concimazione, ecco dunque raccolti in questo volume i primi importanti frutti esterni al territorio salentino. Infatti, se si esclude la piemontese Maria Alessandra Marcellan, che nel 2018 ha anticipato la tendenza con un bel lavoro dedicato al Carteggio Savio-Castromediano (1859-1905), preannunciato già negli Atti del 2014, ben sette dei nove saggi qui presenti sono stati elaborati nei più vari ambienti universitari italiani e stranieri. Ad essi vanno aggiunti i due testi relativi alla presentazione in Cavallino dei medesimi Atti, elaborati dall’italianista Raffaele Giglio e dallo storico Bruno Pellegrino, ed i due brevi interventi iniziali di Bruno Ciccarese Gorgoni (Sindaco di Cavallino) e Gaetano Gorgoni.

Questi gli studiosi ed i titoli, che fanno già intuire il versante verso il quale si muovono i vari contributi: Su Carceri e galere politiche di Sigismondo Castromediano (Matilde Dillon Wanke, Università di Bergamo), «Le idee di cui mi ero lungamente esaltato»: il Risorgimento e i suoi protagonisti meridionali nel romanzo Noi credevamo di Anna Banti (Yannick Gouchan, Aix Marseille Université, France), Sigismondo Castromediano e la tradizione della letteratura carceraria in Italia (Charles Klopp, The Ohio State University, U.S.A.), «Il male la soffiò dalle tenebre». Afflato etico ed esperienza realistica nel racconto della camorra carceraria di Sigismondo Castromediano (Marcella Marmo, Università “Federico II” di Napoli), Sigismondo Castromediano e la pagina leccese del “controverso” ’48 costituzionale napoletano (Roberto Martucci, Università del Salento), Sigismondo Castromediano da Cavallino a Londra fra processi e carceri per l’Unità d’Italia (Aldo Ravalli, già Presidente del Tar di Lecce – Cultore di Storia contemporanea), «Io vi ho visto da lontano»: la figura cinematografica di Sigismondo Castromediano nel film Noi credevamo (2010) di Mario Martone (Laurent Scotto d’Ardino, Université Grenoble Alpes, France), Gli scritti giovanili di Sigismondo Castromediano tra racconto storico e odeporica (Mario Sirtori, Università di Bergamo), Mai dimenticare: gli elenchi dei nomi di patrioti nelle Memorie di Sigismondo Castromediano (Steven Soper, University of Georgia, U.S.A.).

L’Introduzione di A.L. Giannone. lo si è certamente intuito dai brevi interventi virgolettati a lui già riferiti, fa il punto sullo stato degli studi relativi alla figura del Duca di Cavallino e sulle incoraggianti prospettive che si aprono. Il curatore presenta sinteticamente i vari contributi, di cui coglie gli elementi salienti ed evidenzia i risultati scientifici più interessanti. Osservando l’insieme dei lavori, egli mette in rilievo come, anche in questi saggi, l’attenzione degli studiosi si è orientata in modo particolare sull’opera maior di Castromediano, Carceri e galere politiche. Memorie, «che finalmente è stata ‘riscoperta’ dalla critica dopo più di un secolo di quasi completo oblio e ora è considerata non solo uno dei testi fondamentali della memorialistica risorgimentale ma anche una preziosa fonte per lo studio di certi fenomeni dell’Ottocento, nel Mezzogiorno, come la camorra».

È certo che la pubblicazione delle Memorie avvenuta solo nel 1895-96 – in due volumi, il primo nel ’95, forse vivente ancora Castromediano, il secondo nel ’96 – ha avuto l’oggettivo demerito della distanza temporale dagli eventi narrati; non solo, ma anche dal definitivo tramonto di quella importante stagione della memorialistica risorgimentale e garibaldina, che aveva annoverato tappe, momenti e figure di rilievo (Pellico, Settembrini, Abba ed altri), e che si era già esaurita da tempo. I tempi erano cambiati, l’Italia, pur tra contraddizioni e limiti, si strutturava in stato nazionale e risorgeva. E tuttavia, se questo può giustificare la scarsa fortuna del libro presso i contemporanei, non dà conto però di quella rimozione storiografica da cui è stato colpito per un intero secolo.

Oggi fortunatamente le cose stanno cambiando. Carceri e galere politiche. Memorie, letto e studiato secondo gli specifici ambiti di interesse, è stato visto in vari modi. Tra gli altri: come «il racconto di un viaggio compiuto attraverso un regno di corruzione e di malvagità nel corso del quale l’eroe è costretto a immergersi, ma dal quale esce fuori alla fine moralmente puro» (Klopp, 78); oppure una fonte preziosa per ricostruire, grazie alle notevoli informazioni presenti nell’opera, la natura ed i caratteri della camorra alla metà dell’Ottocento, le sue strategie, le pratiche estorsive e mercantili, l’organizzazione; ed il discorso di Castromediano «si apprezza anche in riferimento alle recenti riflessioni sulle complessità dei fenomeni mafiosi tra economia e politica (Marmo, 104). Ancora: «Quello che lascia Castromediano è un lavoro scientifico puntuale e reale sugli aspetti strutturali, organizzativi, sociologici, umani e delinquenziali che formano un insieme definibile “società carceraria”, con i suoi riti, regole, gestione di supremazie e modi di sopravvivenza in una complessiva bolgia di distruzione fisica e psicologica dei reclusi» (Ravalli, 202); «La proliferazione di uomini e storie di vita nel memoriale di Castromediano è schiacciante, ma ha un fine: racconta una storia forte e coerente in se stessa che riguarda l’ampiezza dell’oppressione governativa dopo il 1848» (Soper, 248-9). Ed infine Carceri e galere politiche, se messo a confronto con testimonianze similari,lo troviamo definito anche «un testo del tutto eccezionale nell’ampio e variegato panorama della memorialistica ottocentesca» (Dillon Wanke, 14). Come dire che l’opera di Sigismondo Castromediano è viva e vitale; nuovi percorsi di studio si sono aperti ed altri certamente se ne apriranno, perché solo da poco la si è cominciata a studiare nelle sue molteplici sfaccettature.

Concludendo. Dopo le ristampe anastatiche del 2005 e 2011, che ne hanno favorito la diffusione, la conoscenza e lo studio, il testo del patriota salentino attende un’ulteriore importante tappa: la sua edizione critica. Questo, anche sulla base della recente acquisizione di un nuovo manoscritto delle Memorie, come segnalato negli Atti del 2014 da Gigi Montonato (Notizia intorno al recupero di un manoscritto delle Memorie di Sigismondo Castromediano). Del resto è lo stesso Fabio D’Astore – lo studioso che più di altri in questi anni si è speso nella consultazione critica delle pagine dei vari manoscritti delle Memorie e che recentemente, sempre negli Atti, ha prodotto un’ottima prova generale (Passi inediti di un manoscritto delle Memorie di Sigismondo Castromediano) – ad auspicarlo apertamente concludendo il suo contributo: «… un’edizione critica delle Memorie appare oggi indifferibile».

[“Presenza taurisanese” anno XXXVIII n. 1 – gennaio 2020, p. 8]

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