di Rosario Coluccia
In questa puntata e nella prossima ci occuperemo di parole molto usate ai nostri giorni e del valore che alle stesse attribuiamo.
Spunto di partenza. La scorsa settimana, venerdì 25 novembre, si è tenuta la «Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne», istituita dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Con questa iniziativa governi e organizzazioni di tutto il mondo sono sollecitati a promuovere attività in grado di sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema delle violenza contro le donne. La data è simbolica, ricorda il brutale assassinio nel 1960 delle tre sorelle Mirabal, che pagarono con la vita la loro opposizione al regime di Rafael Leónidas Trujillo (1930-1961), dittatore che tenne la Repubblica Dominicana nell’arretratezza e nel caos per oltre 30 anni. Il 25 novembre 1960 le sorelle Mirabal, mentre si recavano a far visita ai loro mariti in prigione, furono bloccate sulla strada da agenti del Servizio di informazione militare. Condotte in un luogo nascosto nelle vicinanze furono torturate, massacrate a colpi di bastone e strangolate, gettate in un precipizio a bordo della loro auto per simulare un incidente.
Il giorno prima della giornata contro la violenza, giovedì 24 novembre, in non casuale coincidenza, Laura Boldrini, Presidente della camera dei Deputati, ha messo un post su Facebook per mostrare alcuni degli insulti e delle minacce ricevuti nell’ultimo mese. Una caterva impressionante, in un sol mese. Messaggi terribili come questi: «Ma mai nessuno l’ammazza a sta terrorista»; «Per Natale voglio stare chiuso in una stanza con te, soli, tu ed io. Solo noi e la mia accetta. Partirei con il taglio delle mani». E insulti a sfondo sessuale.