di Ferdinando Boero
Il 2020 inizia male per la biodiversità: il pesce spatola cinese è ufficialmente estinto, come sancito da ricercatori cinesi, cechi e inglesi in uno studio appena pubblicato. Psephurus gladius, questo il nome scientifico della specie che non c’è più, viveva nel bacino dello Yangtze da milioni di anni. Pescato intensamente fino a una ventina di anni fa, già da qualche anno le ricerche di esemplari non hanno dato esito. Il colpo di grazie è arrivato con la frammentazione dell’habitat. La specie risaliva i fiumi per deporre le uova, e poi scendeva a valle e prosperava nelle lagune costiere. La costruzione di dighe e sbarramenti ne ha impedito le attività riproduttive. I pesci spatola sono molto antichi e la loro storia inizia circa 65 milioni di anni fa, quando si formarono i primi fossili di specie riferibili alla famiglia dell’unica specie rimasta. La lunghissima storia è giunta alla fine nel continente asiatico e ora vede un unico superstite: Polyodon spatula, il cugino americano dell’estinto asiatico. Non si tratta di specie di poco conto: il pesce spatola cinese pare potesse raggiungere i sette metri di lunghezza, essendo quindi uno dei più grandi pesci d’acqua dolce del mondo. Le estinzioni documentate di solito riguardano specie di grandi dimensioni, la cui assenza “si nota”. Si stima che la biodiversità comprenda circa otto milioni di specie, ma abbiamo dato un nome a solo due milioni di esse. Degli altri sei milioni non sappiamo proprio niente, non hanno neppure un nome. Quante di queste se ne andranno senza che neppure ci potessimo accorgere della loro esistenza? L’estinzione è un fenomeno naturale: è la morte di una specie. Le specie muoiono proprio come gli individui. Il problema dell’estinzione si pone se le specie muoiono per causa nostra. Un conto è morire a 90 anni nel proprio letto, altro conto è essere uccisi da qualcuno. Il pesce spatola cinese è stato ucciso dalla nostra specie in modo diretto, con la pesca, e in modo indiretto, con la distruzione dell’habitat. Sono bastati pochi decenni per interrompere una storia di milioni di anni. Vi sarete accorti che le agenzie spaziali ci avvertono di continuo dell’arrivo di meteoriti che potrebbero causare fenomeni devastanti che potrebbero portare all’estinzione di molte specie, proprio come avvenne per i dinosauri 65 milioni di anni fa. Ma, oggi, il meteorite siamo noi. Siamo l’elefante nel negozio di cristallerie. Anche se ci dicono che è in corso un’estinzione di massa, le estinzioni documentate sono poche: di solito ci sono stime e non si conosce il nome e il cognome di chi se ne va. Il che potrebbe innescare qualche scetticismo sull’entità del nostro impatto sulla biodiversità. Ma questo è dovuto solo alla nostra ignoranza.