di Ferdinando Boero
Ho conosciuto Padre Rosario, un frate francescano, appena arrivato a Lecce: gestiva il Museo Missionario Cinese e di Storia Naturale, il Cinema Antoniano, la Biblioteca, la Pinacoteca di Arte Sacra, e poi un centro per ragazzi, la Chiesa di Fulgenzio. L’ho conosciuto perché, alla fine degli anni Ottanta, iniziai ad occuparmi del Museo di Biologia Marina di Porto Cesareo e lui mi cercò per chiedermi aiuto per il “suo” Museo di Storia Naturale. Non fu molto quello che fui in grado di dargli, giusto un po’ di fotografie, in compenso trovai un amico vero, un fratello maggiore. Era stato frate operaio, in una falegnameria, padre Rosario. Ma aveva troppe cose da fare: si distraeva. Per questo gli mancava qualche dito. Andava scalzo, anche d’inverno. Con quei sandali aperti. Ci davamo del tu e ridevamo moltissimo quando ci incontravamo. Lo andavo a trovare spesso, e parlavamo di tutto. Dall’Immacolata Concezione, al comandamento non fornicare, alla distruzione della natura. Parlavamo di politica, di religione, di scienza, di musei, di arte e di bellezza. Me ne andavo ogni volta più ricco. Poi un’amica che andava a messa (io non frequento molto le chiese) mi disse che Padre Rosario parlava di me nelle sue omelie… citandomi. Roba da matti. Nell’orto dei frati di Fulgenzio c’è un bel frutteto, pieno di aranci e di banani. E ad ogni visita me ne andavo con carichi di arance e banane.