di Antonio Errico
Forse l’elemento che in questi anni di secolo nuovo, di nuovo millennio, subisce, più di ogni altro, le condizioni di incertezza, che più di ogni altro rappresenta la modernità liquida, la continua trasformazione dei significati, forse anche l’imprevedibilità dei contenuti e delle forme, è il sapere, quella rete di conoscenze che consente a ciascuno di essere e di rappresentarsi nelle situazioni con cui si trova costantemente a confronto.
Soltanto trent’anni fa, per esempio, erano davvero pochi coloro che immaginavano una pressoché totale infiltrazione della dimensione digitale in ogni sfera del sociale e dell’esistenziale. Ma nei vent’ anni che sono passati, è accaduto quello che pochi immaginavano e che per molti era inimmaginabile, con la conseguenza di una nuova urgenza di sapere e di una nuova modalità di relazione con i codici e gli strumenti del sapere.
Per la prima volta nella storia della civiltà, accade che le nuove generazioni abbiano conoscenze e competenze più adeguate e coerenti con i tempi rispetto a quelle delle generazioni che trovano, per il fatto che il loro contesto di esistenza coincide perfettamente con il contesto di conoscenza.
In vent’anni è accaduto questo, e molto spesso ce ne siamo resi conto dopo, perché è accaduto con una rapidità che non ha precedenti.