Cosa vuol dire green

Viene il dubbio che le lobbies che producono nucleare siano ancora forti, e cerchino di condizionare le decisioni politiche in proprio favore. Finalmente l’Europa, e l’Italia, iniziano un nuovo patto verde verso la sostenibilità e la proposta è di costruire centrali nucleari? Queste sarebbero le energie alternative? La scelta sarebbe svantaggiosissima anche economicamente, perché i costi di gestione delle scorie e quelli di dismissione delle centrali sono ancora sconosciuti, visto che i processi non sono mai stati portati a termine. Si firma una cambiale dall’importo sconosciuto. Non è buona economia. O lo è solo per chi vende nucleare. I costi saranno poi a carico degli stati. Lo stesso vale per tutte le altre imprese inquinanti, tipo le acciaierie vecchio stile. A Napoli l’acciaieria di Bagnoli è stata dismessa ma la bonifica dei siti contaminati si sta rivelando particolarmente ardua e i costi sono astronomici. Lo stesso varrà per Taranto. Si guadagna oggi e si lasciano debiti immani che dovranno essere pagati dopo, da altri che non hanno beneficiato dei guadagni. Per non parlare di chi si è ammalato ed è morto per questi guadagni. La sostenibilità è un grossissimo affare economico, perché richiede innovazione tecnologica, rinnovo dei sistemi di produzione e consumo. Le industrie hanno inventato l’obsolescenza programmata per continuare a vendere i loro prodotti. La lavatrice si rompe dopo sei anni e “costa di più ripararla che comprarne una nuova”. Pensate che non siano in grado di costruire lavatrici che non si rompono? Ma così si satura il mercato. Per far girare l’economia bisogna che i prodotti siano continuamente rinnovati. Bene, la nostra economia è obsoleta, bisogna inventarne un’altra, e bisogna venderla. Tutto si rimette in moto, evolve. Magari facendo in modo di non distruggere la natura e la nostra salute, questa volta. Perché questo abbiamo fatto con la vecchia economia. E che non ci vengano a riproporre le stesse ricette riverniciate di verde. Abbiamo bisogno di altro. E se non c’è lo dobbiamo inventare. Così poi lo potremo vendere a chi è meno bravo di noi. Oppure, se persisteremo nell’errore, poi dovremo pagare per l’innovazione inventata da altri. 

[“Secolo XIX” del 13 dicembre 2019]

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