Ital-i-eni 30. Caffè caffè

Italiano il caffè, è un topos, un luogo comune, un must, uno dei tratti distintivi della nostra italianità. Anche se è bevuto in tutto il mondo, quello italiano ha qualcosa di più, è il vero caffè. Allora, nel blob dei luoghi comuni che si svolge e ci avvolge ogni giorno, non potevo non scrivere un testo sul caffè ( tratto da: “L’orologio a cucù”). “Cosa hai messo nel caffè?” (Riccardo Del Turco) “Caffè alla mattina” (Una città per cantare – Ron) “Viva l’Italia”, canta Francesco de Gregori, “l’Italia liberata, l’Italia del walzer e l’Italia del caffè”. Questa bevanda è protagonista in musica, nel teatro, in televisione e al cinema; non c’è arte in cui un caffè non sia stato sorseggiato.

Nel 1750 Carlo Goldoni scrive “La Bottega del Caffè“. Nel 1761 l’abate Pietro Chiari scrive un dramma dal titolo “Il caffè di campagna, dramma giocoso da presentarsi in musica nel teatro Giustiniani di San Moise l’autunno dell’anno 1761 dell’abate Pietro Chiari poeta di S.A. S. il signor Duca di Modana”. Un po’ di storia, fra le … battute di questo pezzo. I primi a coltivare il caffè furono gli Arabi. Nel Seicento, il caffè arriva in Europa dalla Turchia da dove i veneziani lo avevano importato. Fu soprattutto grazie agli olandesi che il caffè ebbe maggiore diffusione perché verso metà Seicento essi cominciarono a coltivarlo su larga scala nelle loro colonie dello Sri Lanka e di Java. Il caffè è una arbusto il cui frutto contiene all’interno due chicchi. I principali paesi produttori al mondo sono: Brasile, Vietnam, Colombia ed Indonesia, Messico, Guatemala, Honduras, Perù, Etiopia ed India. “Il caffè della Peppina/ non si beve alla mattina /né col latte, né col thè / ma perché, perché, perché…”(Lo Zecchino d’oro), la sentiamo spesso nella trasmissione televisiva “La prova del cuoco”, condotta la mattina su Rai Uno da Antonella Clerici. In “Natale in casa Cupiello” di Edoardo De Filippo, nel primo atto, il risveglio del protagonista Lucariello è reso amaro dalla pessima qualità del caffè che la moglie Concetta gli prepara. Anche nell’opera “Questi Fantasmi”, Eduardo tiene un discorso sul caffè e sul modo di prepararlo.

Esistono circa un centinaio di specie di caffè, ma tra queste, due sono quelle più note e commercializzate nel mondo: la “Coffea Arabica”, comunemente conosciuta come “Arabica”, e la “Coffea Canephora”, conosciuta come “Robusta”. I chicchi dell’Arabica hanno un colore verde pallido ed una forma ovale, mentre i chicchi della Robusta sono più rotondeggianti e hanno un colore marroncino verde. L’arabica proviene dalle coltivazioni dell’America Centrale e Latina (principalmente Brasile e Colombia), mentre la robusta da quelle dell’Africa (principalmente Etiopia). L’arabica contiene più lipidi e trigonelline, mentre la robusta più caffeina e acidi clorogenici. La componente più importante nel caffè è la caffeina, quella sostanza che gli conferisce il particolare sapore amaro e l’effetto eccitante. La caffeina, dicono gli studiosi, ha un potere antiossidante e dunque potrebbe anche avere degli effetti benefici sui consumatori di caffè.  La composizione chimica del caffè viene modificata durante la torrefazione o tostatura, un’operazione che richiede una temperatura fino a 230 ° C e che fa assumere ai chicchi di caffè diverse colorazioni, a seconda del tipo di torrefazione. Da una coloritura marrone, detta “all’americana”, si passa ad una coloritura bruna, detta “all’italiana”, che è quella che usiamo noi, ad una coloritura quasi nera, che si usa nei paesi africani dove è diffuso il caffè alla turca. Per la bontà del caffè, nonostante concorrano diversi fattori, determinanti sono la miscelazione e la macinazione. Le migliori miscele sono quelle che mescolano più tipi di caffè, provenienti da zone diverse, in modo da integrare le loro caratteristiche. In linea generale, le miscele composte da Arabica di provenienza diversa, sono più blande, più dolci, mentre quelle composte da Arabica e Robusta insieme sono più corpose e forti (Notizie tratte dalla Rete). “Caffè nero bollente”, canta Fiorella Mannoia.  “Spaghetti pollo insalatina una tazzina di caffè”, risponde Fred Bongusto “a Detroit”.

Si discute molto fra gli studiosi se il caffè faccia o meno male ma senza giungere a risultati univoci. Il caffè è per alcuni un’esigenza insopprimibile e rappresenta il momento più bello della giornata. Ma est modus in rebus, un consumo eccessivo di caffè può provocare degli indesiderati effetti collaterali e dunque preferibile è farne un uso moderato. Per evitare sintomi come mal di testa, eccessiva eccitabilità, ansia, difficoltà di concentrazione, i medici consigliano di consumarlo con giudizio. “Na tazzurella e’cafè”, canta Pino Daniele. “Fra un bicchier di coca ed un caffè tiravi fuori i tuoi perché” (Quattro amici al bar – Gino Paoli).  I “Milk and Coffee” erano un gruppo dance degli anni Settanta, ma a me il caffè piace puro, non corretto, ed è d’accordo anche Alex Britti, che con “7000 caffè” ha partecipato al Sanremo del 2003 arrivando secondo. “Hanno ucciso l’Uomo Ragno non si sa neanche perché avrà fatto qualche sgarro a qualche industria di caffè” (Hanno ucciso L’uomo Ragno – 883). Si addebitano sempre i danni procurati dal caffè alla caffeina. In realtà, la caffeina va di pari passo col caffè e inoltre essa è presente anche in altre bevande come cioccolato, tè, coca cola, ecc.

Esiste il caffè a chicchi, oppure il caffè in polvere, oppure ancora il caffè in cialde. Per riconoscere la qualità del caffè in polvere si dovrebbe immergerne un cucchiaino in un bicchiere d’acqua, dicono gli esperti. Se il caffè rimane a galla è di buona qualità, se va miseramente a fondo è scadente.  “Cigarettes and coffee niente più, un po’ di fumo che va su” (Scialpi). “Come sei già sveglia, da quanto tempo sei lì, così? Hai già preparato il caffè?” (Toffee – Vasco Rossi). E a questo punto, scusate, ma vado a farmi un caffè.

LUGLIO 2016

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