Forse in ogni città, in ogni luogo dove vivono creature, si trovano angoli assai strani dove si rintanano i sognatori a fare miscugli di fantastico, di ideale, di prosaico, di reale, di banale. Non di rado il progresso si genera dai miscugli che fanno i sognatori, dal loro scagliare lo sguardo lontano, dal prefigurare situazioni e realtà che gli altri non riescono nemmeno a immaginare. Tutto quello che per gli altri è indiscutibilmente definitivo, per loro è soltanto provvisorio; tutto quello che gli altri considerano assoluto, loro lo ritengono relativo.
La sola certezza che hanno è il loro dubbio. La fortuna che considerano più grande, è quella di poter avere un sogno.
Ci sono sognatori che nei loro sogni ci mettono soltanto fantasia. Sono i sognatori che non servono a nulla.
Ci sono quegli altri che, come dice Dostoevskij, alla fantasia e all’ideale aggiungono il prosaico, il banale.
Sono i sognatori che servono al mondo, perché mettendo in relazione il fantastico con il reale riescono a trasformare il sogno in un progetto, ad articolare il sogno da cui sono partiti in una successione di fasi dalle quali ricavano un esito concreto.
Forse è dei sogni concreti che ogni tempo e ogni paese hanno bisogno: di quei sogni che non intendono mutare le sorti dell’universo, ma soltanto quelle del proprio angolo di universo, per poi passare all’angolo accanto e poi all’altro ancora un poco più lontano.
E’ necessario che nel miscuglio che fanno, i sognatori ci mettano qualcosa di banale, di tanto banale “fino all’inverosimile”, dice Dostoevskij. Probabilmente perché quella banalità costituisce l’elemento di reale che è necessario cambiare.
I sognatori che servono al mondo, sono quelli che hanno la testa fra le nuvole e i piedi piantati per terra, che sanno selezionare quelle parti di sogno alle quali riconoscono un significato di possibilità, anche di minima possibilità. Sono quelli che sanno scrutare gli orizzonti e allo stesso tempo tagliare l’erba del proprio giardino.
I sognatori veri, quelli che servono al mondo, non fanno i sognatori di mestiere. Fanno un mestiere normale, come tutte le persone normali. Solo che mentre fanno il loro mestiere normale, di tanto in tanto immaginano qualcosa di diverso, che riguarda quel mestiere che fanno, qualcosa che spesso sembra strano, improbabile, impossibile. Ma loro continuano a pensarci; poi provano, lasciano perdere, poi riprovano. Poi accade anche che il sogno si realizzi per caso, in un istante, ma di rado. Quasi sempre accade dopo un lungo sacrificio.
Forse i sogni più grandi, quelli che cambiano veramente il mondo, sono i piccoli sogni quotidiani.
Se questo è vero, allora si può anche dire che non esiste persona che non abbia un sogno. Anche se non vive in angoli illuminati da un sole diverso, anche se ha una vita uguale a quella che hanno tutti gli altri, anche se è originale e banale come sono originali e banali tutti gli altri. Non esiste persona che non abbia un sogno per gli altri, per se stessa, che non fantastichi di poter cambiare qualcosa che le gira intorno, qualcosa che le accade dentro.
Probabilmente non esiste un’età per i piccoli sogni quotidiani. Non esiste un’età che precluda la possibilità di guardarsi intorno, di guardarsi dentro, di desiderare, di avere speranza.
Si dice che la storia è fatta dai grandi sogni e dai grandi sognatori. Probabilmente è vero. La storia dell’umanità è fatta da questo. Ma è vero anche che la storia di ciascuno di coloro che compongono l’umanità è fatta dai suoi sogni.
Però si vorrebbe osare e dire di più, o semplicemente dire diversamente, facendo il conto con la contraddizione.
Si vorrebbe osare e dire che i sogni più belli che uno possa avere, quelli che in una esistenza contano di più, sono i sogni che non si realizzano mai, che restano sogni per sempre. Perché, poi, quando si realizzano, a volte accade che sembrino banali. Accade che ci si meravigli di aver sognato qualcosa di così facile da fare, o di provare rammarico per il fatto che, divenuta cosa concreta, appartenga anche ad altri, con la sola eccezione straordinaria che riguarda quei sogni fatti per gli altri. Però, è di piccoli sogni quotidiani fatti per gli altri, che questo tempo ha bisogno. Di quei sogni che quando poi si realizzano sembrano davvero banali. Tanto banali che un altro possa pensare che quel sogno avrebbe potuto realizzarlo anche lui, avrebbe potuto cambiare qualcosa anche lui. In fondo era così semplice, anche così banale.
[“Nuovo Quotidiano di Puglia”, Domenica 8 dicembre 2019]