di Rosario Coluccia
Da pochi mesi è uscito un libro che si intitola «La Crusca risponde», a cura di Marco Biffi e Raffaella Setti, con la Prefazione di Paolo D’Achille. Si tratta del terzo volume di una serie avente lo stesso titolo e rispondente alle medesime finalità: il primo apparve nel 1995, con la Presentazione di Giovanni Nencioni (che allora presiedeva l’Accademia della Crusca); il secondo apparve nel 2013, a cura dei medesimi Biffi e Setti (che avrebbero successivamente curato anche il terzo volume da poco stampato), con la Prefazione di Nicoletta Maraschio, che allora presiedeva l’Accademia. L’impostazione dei tre volumi è identica. Vi si raccolgono le risposte fornite dalla Crusca ai quesiti linguistici che alla stessa rivolgono esponenti della scuola, delle libere professioni, delle più varie attività, cultori e amatori della nostra lingua, preoccupati delle sorti di essa. Non si tratta di incolti ma (semplicemente) di persone incerte di fronte ai fenomeni di variazione dell’italiano, a volte sconcertate rispetto ai possibili errori che insidiano chi parla e chi scrive, in una fase di profondi mutamenti della norma linguistica, generati dalle intense dinamiche che attraversano la società italiana nella fase attuale.