A scuola di biofilia

Costruire un programma scolastico che inizi dalle elementari e arrivi fino al liceo non sarebbe difficile. Si inizia forzatamente con gli animali e gli habitat carismatici (quelli dell’intrattenimento naturalistico) e poi si procede con cose meno ovvie. Per esempio spiegando che sono i batteri a rendere possibile la vita sul pianeta. Dalla biodiversità (dalle balene ai batteri) si passa poi all’organizzazione e al funzionamento degli ecosistemi e al nostro ruolo ecologico, alla posizione che abbiamo negli ecosistemi, fino all’evoluzione (tolta dai programmi da un solerte ministro, qualche anno fa), per spiegare che il mondo non è sempre stato così, che noi siamo arrivati da pochissimo nel teatro della vita e che dobbiamo imparare a conoscerlo per rispettarlo. Tutto questo per arrivare a costruire una cultura che ci conduca verso i principi della sostenibilità. In questa storia c’entra anche l’economia. Altra grande assente dai percorsi scolastici. Quella che chiamiamo economia è una porzione dell’economia della natura relativa alla nostra specie. Possiamo inventare “leggi” dell’economia senza partire dalle leggi della natura? Malthus capì che l’economia non poteva crescere all’infinito e che il capitale naturale sarebbe diventato un limite alla crescita del capitale economico. Darwin generalizzò questi concetti con le due leggi della natura. La prima è: tutte le specie tendono ad aumentare di numero. La legge della crescita, abbracciata dagli economisti che, tutti, chiedono la crescita del capitale economico. La seconda legge dice: anche se tutte le specie tendono ad aumentare di numero, non tutte possono farlo perché le risorse per sostenerle non sono infinite. La legge del limite. Sconosciuta agli economisti che perseguono la crescita del capitale economico senza curarsi della conseguente erosione del capitale naturale: stiamo pagando altissimi prezzi economici, ecologici e di salute umana per questo errore capitale. 

Ma come si fa a convincere chi non ha le basi conoscitive per capire? Già… non si può. Fanno finta di capire e poi ci ricascano e chiedono la crescita infinita. Se c’è la recessione, causata dalla distruzione del capitale naturale innescata dai loro modi di gestire l’economia, la confondono con la fine della corsa alla crescita infinita e impossibile: le recessioni non sono causate da chi predica la decrescita, sono il risultato delle politiche di crescita!

Bisogna cominciare dai piccoli e bisogna costruire una cultura solida, perché non dimentichino la biofilia man mano che la loro istruzione avanza. Rimane un problema: chi decide i programmi scolastici non ha la cultura per capire queste cose (altrimenti la natura ci sarebbe). 

Ora, finalmente, la Natura entra nelle agende di molti governi europei e dell’Unione Europea. Ma non basta aver capito l’errore, bisogna rimediare. Ci siamo accorti che c’è un problema (stiamo devastando il pianeta) e qualcuno propone soluzioni folli (tipo colonizzarne un altro). Chi fa queste proposte non viene chiuso in manicomio, riceve finanziamenti enormi! A dimostrare la drammatica carenza culturale che tutti ancora ci affligge. 

[Versione integrale di un articolo pubblicato in “Focus”, novembre 2019 in forma ridotta]

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