di Ferdinando Boero
Fa notizia la tartaruga liuto catturata in Adriatico, e i giornali si scatenano. Rarissima, aliena, e altri aggettivi innescano una serie di ipotesi che dimostrano, se mai ce ne fosse bisogno, una scarsa conoscenza della storia naturale. Qualcuno lancia allarmi considerandola una specie aliena che potrebbe “invadere” il Mediterraneo. La tartaruga liuto è la più grande tartaruga marina del mondo, e la specie è stata descritta nel 1761 da Domenico Agostino Vandelli a partire da un esemplare catturato a… Ostia. Da allora la specie è stata registrata molte volte in Mediterraneo, ma non risulta che vi nidifichi, anche se vi dimora regolarmente per nutrirsi di meduse, il suo cibo preferito. Nel 1945 ne fu catturata una nella Tonnarella di Camogli. Pesava 450 chili ed è conservata presso il Museo di Storia Naturale di Genova. In Adriatico è già stata segnalata almeno 30 volte.
Niente di preoccupante, quindi. La tartaruga marina più comune in Mediterraneo è Caretta caretta e ogni avvistamento fa notizia. Le tartarughe marine sono tutte protette ed esiste una rete di soccorso per gli esemplari catturati accidentalmente. Il Centro Ricerche Tartarughe Marine della Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli è espressamente dedicato alla loro riabilitazione e ogni rilascio di esemplari attira l’attenzione dei media. In passato le tartarughe caretta non nidificavano sulle spiagge della penisola italiana ma, da circa un decennio, l’areale di nidificazione si è esteso verso nord e oggi i nidi sono relativamente comuni nella porzione meridionale della penisola. Le coste africane del Mediterraneo, invece, sono da sempre sito elettivo per i nidi delle tartarughe marine. Con ogni probabilità è il riscaldamento globale a permettere alla tartaruga caretta di ampliare verso nord il proprio areale di nidificazione ed è anche probabile che per lo stesso motivo le gigantesche tartarughe liuto stiano incrementando la loro presenza, anche per l’aumento di meduse nei nostri mari.
Il riscaldamento globale sta modificando radicalmente l’oceano globale. La grande barriera corallina australiana è in seria crisi per l’eccessivo riscaldamento delle acque. Così, le specie tropicali si spostano verso mari un tempo temperati, come il Mediterraneo, dove ora trovano condizioni ottimali. L’arrivo di specie tropicali è un segno inequivocabile degli effetti del riscaldamento climatico e, in questo senso, ci avverte delle nostre responsabilità nel confronti del resto dei viventi. Chi arriva da noi per sfuggire a condizioni avverse, dovute al caldo eccessivo ai tropici, però, non va invariabilmente visto come un alieno “cattivo”. Queste specie, e soprattutto le tartarughe giganti, potrebbero essere considerate come rifugiati climatici. Giustamente, la tartaruga di Cesenatico è stata trattata con i guanti e subito liberata. Non ha fatto la fine della tartaruga di Camogli, issata come un trofeo sul molo del porto. Erano altri tempi. Oggi, per fortuna, abbiamo maggiore rispetto anche per animali un tempo ritenuti mostruosi, basti pensare a Moby Dick: un mostro da uccidere a fiocinate. Oggi i capodogli sono tra i principali abitanti del santuario dei cetacei. Altro che mostri!
[“Il secolo XIX” di venerdì 25 ottobre 2019]