Ital-i-eni 27. Stromata III

di Paolo Vincenti

“E quanti altri imbroglioni e millantatori
criminali travestiti da predicatori
Sbucati da ogni angolo di strada
o dalle fauci della televisione…
Però in nome della sacrosanta teoria
di giudicare tutti con la stessa misura
o tutte le canaglie vadano in galera, oppure dentro nessuna!
E allora:
Wannamarkilibera! Wannamarkilibera!” Wannamarkilibera!”

(“Wannamarkilibera!” –  Edoardo Bennato)

Da Mollaian all’Ikea. “Stromata” è il titolo di un’opera dello scrittore cristiano Clemente Alessandrino, del II Secolo d.C.  Si tratta di un’opera in sette libri, una miscellanea, sostenuta dalla forte fede religiosa dell’autore. Stromata in greco significa “tappeti”, ad indicare l’estrema varietà di argomenti trattati. Infatti, ai sette libri alcuni studiosi  hanno aggiunto un ottavo, fatto di excerpta, cioè brani scelti tratti dall’opera. I tappeti dunque simboleggiavano nella letteratura greca la varietà di generi e l’eterogeneità degli scritti. Ma i tappeti ci fanno pensare ai complementi d’arredo che siamo abituati a vedere nelle nostre case. “Tappetì tappetì!”, gridava l’ambulante marocchino (che noi eravamo abituati a chiamare spregiativamente vu cumprà), che passava sotto casa mia quasi ogni mattina d’estate, quando ero bambino. La sua voce roca tipicamente africana mi è rimasta nella memoria. Mai mia madre e nessuna delle vicine acquistava i suoi articoli, ma lui imperterrito ogni giorno faceva il giro del paese trascinando un grosso carrello di ferro semi arrugginito su cui era stesa la mercanzia. Proprio dal suo grido di battaglia, mia madre lo chiamava anche “tappetì” (“na, sta passa u tappetì”). E dal “tappetì” ai piazzisti delle televendite televisive il passo è breve. Ricordate la televisione privata Telemarket? Il titolo di questo articolo mi rimanda anche ai  “tappeti persiani” che mio padre portò un giorno a casa da un viaggio in Oriente. Erano favolosi, mi richiamavano alla mente davvero le magiche atmosfere da “Mille e una notte”.

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