Fiabe 7. Fiordiloto

Il piano prevedeva la presa del palazzo, la cattura dei regnanti e l’uccisione del principe.

Era nota a tutti la passione del principe Riccardo per la caccia, alla quale si dedicava con costanza, portandosi al seguito pochi cortigiani e qualche servo.

Non sarebbe stato difficile eliminarlo. Così, il giorno fissato, un manipolo di sicari preparò l’imboscata al principe, mentre il grosso dei congiurati mosse all’attacco del palazzo.

Solo la fedeltà e il valore della guardia reale riuscirono a sventare la congiura.

Il generale fellone trovò la morte nella battaglia del palazzo, ma la strega Sbavona si eclissò facendo perdere le sue tracce.

Appena fu ristabilito l’ordine, venne mandato alla ricerca del principe un drappello di lancieri, che in poche ore individuò il luogo dell’agguato.

I membri del seguito erano stati sterminati. I loro corpi, ancorché orribilmente deturpati dalla ferocia dei congiurati, vennero riconosciuti ad uno ad uno; ma di Riccardo, ad onta delle ricerche proseguite ininterrottamente per tre giorni, non si trovò alcuna traccia.

Era morto, il principe? La regina piangeva notte e giorno; tuttavia non perse mai la speranza. Il suo cuore di madre le diceva che Riccardo era ancora vivo. O era soltanto il suo desiderio a convincerla di ciò? Intanto il tempo passava, e del principe nemmeno l’ombra.

Cosa era accaduto? vi chiederete di certo.

Il principe, gravemente ferito, era miracolosamente riuscito a far perdere le sue tracce addentrandosi nella foresta. Giunto vicino ad una capanna in una remota radura, sfinito per la galoppata e per il copioso sangue perduto, era caduto da cavallo.

Dovete sapere che in quella capanna viveva con la sua vecchia nonna una bellissima fanciulla. Il suo nome era Fiordiloto.

Riccardo, svenuto, giaceva esanime in una pozza di sangue. Così apparve alla fanciulla.

Fiordiloto, con l’aiuto della nonna, lo portò nella capanna, lavò accuratamente la ferita, fermò l’emorragia con le erbe mediche che teneva sempre a portata di mano, e la fasciò. Il principe, in preda a una terribile febbre, delirò per giorni e giorni tra la vita e la morte.

Fiordiloto non si staccava mai dal suo capezzale, continuando a curarlo e a vegliarlo senza sosta.

Era un giovane forte e molto bello. Fiordiloto, giorno dopo giorno, sentiva crescerle in petto un sentimento di dolcezza che non aveva mai provato in vita sua. Che cosa le stava succedendo?

Era perdutamente innamorata dell’ignoto cavaliere.

La prima cosa che Riccardo vide, quando riaprì gli occhi, fu il viso angelico di Fiordiloto: ne restò folgorato. Mai aveva visto una fanciulla così bella, dolce, semplice, sincera. In brevissimo tempo, anche Riccardo si innamorò di Fiordiloto.

Le chiese quindi se voleva sposarlo e, alla risposta affermativa della ragazza, le promise che, appena in grado di montare in sella, l’avrebbe portata con sé a palazzo insieme alla vecchia nonna. Riccardo era molto innamorato e tuttavia, per una strana riserva mentale – quasi volesse essere più sicuro dell’amore disinteressato di Fiordiloto per lui – celò la sua vera identità, facendosi passare per un semplice cavaliere della guardia reale.

La regina, inconsolabile per la sparizione del figlio, continuava a farlo cercare per tutto il regno, ma senza alcun risultato.

Chi, invece, lo trovò fu la strega Sbavona.

Furtivamente spiò dentro la capanna. Le bastò poco per capire che il principe era profondamente innamorato di Fiordiloto. Non c’era nemmeno un minuto da perdere. Elaborò subito il suo perfido piano e passò immediatamente all’azione.

Approfittando del momento in cui Fiordiloto andò ad attingere l’acqua dal vicino ruscello, le si avvicinò con aria dimessa e, con voce mielata e suadente, le si presentò come la maga di una lontana contrada.

– Fiordiloto, come sei bella! Ma anche il giovane Riccardo è molto bello. Chissà quante donne cercheranno di portartelo via. Sarebbe veramente un gran peccato se questo amore finisse! Vuoi essere sicura che non si innamorerà mai di un’altra donna?

– Oh, certamente! – rispose l’ingenua fanciulla.

– Ebbene, il rimedio c’è. Prendi questa pozione magica e mettila nel bicchiere di Riccardo. Dopo che l’avrà bevuta, non guarderà mai più nessun’altra donna, fosse anche bella e affascinante come la dea Venere. Sarà questo il mio regalo di nozze per te.

– Oh, grazie. Come siete buona, cara fatina! – replicò Fiordiloto.

– Attenta, però. Silenzio assoluto! Non devi farne parola con nessuno, nemmeno con la tua vecchia nonna, altrimenti il potere magico contenuto nella pozione svanirà all’istante.

– D’accordo. Farò come mi dici.

– Brava. Allora, addio, Fiordiloto. E buona fortuna.

– Addio, buona fata.

Così Fiordiloto, per assicurasi un amore di cui godeva già, diede la pozione magica a Riccardo. Costui, non appena l’ebbe bevuta, venne preso da una strana frenesia. Non finì nemmeno di mangiare. Indossò il mantello, cinse la spada, montò a cavallo e si allontanò senza dire neanche una parola.

Giunto al vicino limite della radura, si imbatté in una donna dalla bellezza sfolgorante. Come colto da un raptus, la prese per la vita e la issò a cavallo.

Subito la bellissima sconosciuta si avvinse a lui e lo baciò a lungo e voluttuosamente. Poi con una stridula risata di scherno si rivolse a Fiordiloto, che era rimasta trasecolata accanto alla vecchia nonna.

– Addio per sempre, stupida contadinotta! – le disse.

Fiordiloto riconobbe la voce della fata che le aveva dato il filtro magico e capì di essere stata ingannata.

Grazie all’incantesimo della pozione la strega Sbavona aveva sradicato dal cuore di Riccardo l’amore per Fiordiloto, si era trasformata in una donna giovane e bella e aveva conquistato il principe.

Riccardo, accolto festosamente da tutti, sposò Sbavona in una cerimonia sfarzosa cui parteciparono tutti i nobili del regno, tra le lacrime di gioia della regina e il giubilo del popolo.

Tutti sembravano felici, ma la strega Sbavona tramava segretamente per impadronirsi del potere.

Con il passare dei giorni, il principe cominciò a diventare sempre più triste e svagato. In virtù del sortilegio non conservava alcun ricordo di Fiordiloto. Tuttavia, sentiva uno strano disagio, un’uggia insopportabile, un’insoddisfazione profonda, di cui non sapeva spiegarsi la ragione. Era come se qualcosa si fosse spezzato dentro di lui.

Poi, come spesso avveniva in quei tempi, scoppiò la guerra con il regno vicino, separato da quello dei nostri eroi soltanto da un piccolo braccio di mare. Riccardo partì alla testa dell’esercito per difendere i confini della patria.

Intanto Fiordiloto, abbandonata da Riccardo, si struggeva di lacrime e sospiri. Dopo alcuni mesi, rimasta sola al mondo per la morte della vecchia nonna, decise di andare di paese in paese, guadagnandosi da vivere grazie alle sue doti di curatrice. Si tagliò i bei capelli del colore del grano, nascose il seno con una stretta fasciatura, si vestì da uomo e abbandonò la vecchia capanna della radura.

Un bel giorno si imbatté in un vecchio sapiente, che, presala a cuore, le insegnò i principi fondamentali dell’arte medica. Così, con il passare del tempo, Fiordiloto, che si faceva chiamare Fioravanti, divenne un grande medico, la cui fama si sparse presto per tutto il regno.

La strega Sbavona, approfittando dell’assenza del principe, aveva concentrato tutto il potere nelle sue mani. Il re e la regina, drogati dai filtri che gli somministrava la strega, erano caduti in uno stato di abulia che li rendeva incapaci di qualsiasi iniziativa. E Sbavona meditava di farli sparire del tutto alla prima occasione propizia.

Per colmo di sventura, Riccardo tornò dalla guerra con una grave ferita. Una piaga che lo costringeva a letto e che nessuno dei medici di corte riusciva a sanare.

Ormai niente e nessuno potevano contrastare il perverso disegno della strega Sbavona.

Un giorno si presentò a palazzo il famoso medico Fioravanti e chiese di poter visitare il principe. Grazie alla sua notorietà, venne fatto passare subito.

Fiordiloto, sotto le mentite spoglie di Fioravanti, applicò sulla ferita purulenta un balsamo portentoso che aveva avuto in dono dal suo vecchio maestro.

Nel giro di pochi giorni la piaga sanò e la febbre scomparve. Poi il principe cadde in un sonno profondo. Fiordiloto, terminato il suo compito, decise di andare via.

Stava già per uscire dalla stanza, senza saluti e senza spiegazioni, quando fu invasa da una profonda commozione. Non seppe più resistere all’amore che le ardeva in petto: si chinò sul principe e lo baciò.

Immediatamente Riccardo si risvegliò, riconobbe Fiordiloto e la coprì di baci e di carezze, chiedendole perdono per averla abbandonata.

Nello stesso istante la strega Sbavona ritornò più brutta e più vecchia di prima, stramazzò al suolo e morì.

Il bacio aveva rotto l’incantesimo.

[“Il Galatino” anno LII – n. 17 del 25 ottobre 2019, p. 3]

Questa voce è stata pubblicata in Racconti e Fiabe di Franco Melissano e contrassegnata con . Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *