Zibaldone galatinese (Pensieri all’alba) XVIII

di Gianluca Virgilio

Antropotecnica e ascesi. Peter Sloterdijk, Devi cambiare la tua vita, Raffaello Cortina Editore, Milano 2010, pp. 135-136, definisce la sua nozione di antropotecnica, ovvero la descrizione dell’”uomo come un essere che vive nel recinto delle discipline, sia di quelle involontarie sia di quelle volontarie: in quest’ottica anche gli atteggiamenti anarchici e quelli cronicamente refrattari alla disciplina non sono altro che disciplina dentro recinti alternativi (…).” Aggiunge che occorre “riesaminare l’intero campo umano alla luce della teoria generale dell’ascesi. Il suo oggetto, la condotta dell’uomo basata implicitamente ed esplicitamente sull’esercizio, costituisce il nocciolo di tutte le antropotecniche apparse nella storia.”

***

Antichi e moderni in Peter Sloterdijk, Devi cambiare la tua vita, cit., p. 257: “Volendo riassumere in un’unica frase la differenza essenziale tra il mondo moderno e quello antico, e definire con la stessa frase entrambe quelle condizioni del mondo, bisognerebbe dire: moderna è l’epoca che ha indotto la massima mobilitazione delle forze umane sotto il segno del lavoro e della produzione, mentre antichi si dicono tutti quei modi di vivere nei quali la mobilitazione estrema si verifica in nome dell’esercizio e della perfezione.”

***

La responsabilità infinita in Martin Buber, La mia via al cassidismo. Ricordi, in Storie e leggende chassidiche, a cura di Andreina Lavagetto, cronologia di Massimiliano De Villa, Mondadori, Milano 2009, p. 419: “La responsabilità di ogni uomo è una sfera infinita, è responsabilità dinanzi all’infinito. L’uomo si muove, parla, guarda, e ciascuno dei suoi movimenti, ciascuna delle sue parole, ciascuno dei suoi sguardi muove l’accadere del mondo, senza che egli sappia quanto forti e ampie siano le onde di quel moto. Con tutto il suo essere e agire ogni uomo determina il destino del mondo in una misura a lui e a tutti inconoscibile, perché la causalità che possiamo percepire non è che un minuscolo segmento dell’azione invisibile, inimmaginabile nella sua molteplicità, che tutti esercitano su tutti. Così ogni atto umano è un vaso di responsabilità infinita.”

Questa voce è stata pubblicata in Zibaldone galatinese di Gianluca Virgilio e contrassegnata con . Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *