La costante in tutto questo è il M5S. E per la prima volta nella storia vediamo certi temi, cari al Movimento, in un programma di governo. Prima di tutto la sostenibilità e l’economia circolare, la biodiversità, l’ambiente. Temi che non sono mai stati visti come prioritari dalla cosiddetta “sinistra”. In effetti non si tratta di temi di sinistra: chi può negare che la tutela dell’ambiente sia di vitale importanza? In teoria nessuno, in pratica molti (vedi Bellanova e le trivellazioni). A chi rappresenta interessi tesi al mero guadagno economico (dagli industriali agli operai) non importa dell’ambiente e delle conseguenze economiche della distruzione del capitale naturale. Ma è una posizione irresponsabile.
Usando in modo mirabile l’architettura del potere governativo determinata dalla legge elettorale che mirava ad estromettere il M5S dal governo, con l’auspicio di un’alleanza Renzi-Berlusconi, il Movimento è riuscito a mettere nel sacco sia Salvini sia Renzi. E forse a salvare il PD dal diventare un partito di destra.
Impareranno i tonni ad assumere atteggiamenti più rispondenti all’interesse nazionale? Non credo. Pare che Renzi stia pensando di fare un partito suo, ovviamente a destra del PD. Il suo intento rimane di ereditare i voti dei benpensanti, una volta che questi diventeranno orfani di Berlusconi. Ma i benpensanti hanno scelto la lega. E la sinistra si è staccata dal PD nella forma di altri partiti ma, soprattutto, come flusso di milioni di voti verso M5S.
M5S e PD non hanno fatto un contratto, hanno fatto un programma. Pieno di buoni intendimenti, continuano a dire i critici, e io non posso che concordare: anche se mi ci riconosco in pieno, un conto è dire e altro conto è fare. Però è la prima volta che il tema ambientale diventa centrale in un programma di governo. Il M5S ne aveva fatto la sua bandiera principale ma apparentemente lo aveva dimenticato, a parte battaglie sterili del no a tutto, tipo NO TAP. La maturazione e la crescita del M5S procede, si abbandonano posizioni ingenue e si perseguono politiche molto pragmatiche, tipo l’appoggio determinante all’elezione del Presidente della Commissione Europea. È per il riconoscimento dell’importanza di quel voto che l’Italia ha avuto il più importante commissario europeo. E il M5S ha accettato che fosse del PD. Floris rimprovera a Di Maio di aver accettato di promuovere una candidatura leghista nella commissione. Come si spiega che si sia passati a una candidatura PD? Di Maio risponde che la Lega aveva vinto le elezioni europee, dalle quali il M5S era uscito molto ridimensionato. Il risultato delle urne non poteva portare a una candidatura non leghista. Poi la Lega si è sparata da sola, e le cose sono cambiate. In Parlamento i rappresentanti M5S e PD, assieme, sono maggioranza. Nel pieno rispetto della Costituzione si è trovata un’altra strada, sia per il governo sia per la Commissione Europea. Salvini si è illuso di poter determinare le elezioni, e l’ha pagata cara. Renzi ha dovuto abbandonare la sua sicumera e ha dovuto ingoiare il rospo dell’alleanza PD-M5S, concordando su posizioni che non sono nelle sue corde. Lo voglio ripetere: il governo Renzi aveva prima invitato al non voto al referendum sulle trivellazioni e poi aveva dato ulteriori concessioni alla ricerca di combustibili fossili nei nostri mari.
Si rimprovera al M5S di aver schiacciato l’occhiolino ai gilet gialli. Anche questa una notizia falsa. Grillo ha sempre detto che la rabbia degli esclusi ha trovato sfogo nel M5S, altrimenti la rabbia sarebbe esplosa nelle strade. In Francia è esplosa. In Italia no, ha trovato sfogo nelle urne. E i risultati elettorali sono di fronte a tutti, anche se i tonni non riescono ancora a comprenderne il significato. Il M5S ha provato a spiegare ai gilet gialli che spaccare le vetrine non porta a gran che. Bisogna organizzare il dissenso e vincere le elezioni. Il M5S ha seguito alla lettera quello che disse Fassino a Grillo, quando il comico cercò di iscriversi al PD per suggerire certe tematiche (dall’ambiente alla corruzione): che faccia un partito, si presenti alle elezioni e vediamo quanti voti prende. Lo abbiamo visto. Il comico ha dimostrato una ben maggiore capacità politica dei politici di professione (e di quasi tutti i politologi italici). Ha usato la rete, e non i congressi con le tessere fasulle, per chiedere consenso alla “base”, e anche questo innervosisce non poco i suoi oppositori che lo tacciano di scarsa democrazia. Ha sconvolto una politica stagnante usando le urne, la democrazia. Il PD stave diventando destra (non dimentichiamo Alfano e Verdini, alleati di Renzi), e lui lo ha riportato a sinistra. Resta da vedere quanto riusciranno ora a realizzare e quanto Renzi lascerà vivere questo governo. Non ha ancora detto “state sereni” ma sappiamo che la pugnalata nella schiena è una sua tattica offensiva, assieme alla rottamazione. Per ora ne è rimasto vittima anche se si atteggia ad artefice del governo attuale. È solo buon viso a cattivo gioco. Se il governo cadrà, sarà lui a farlo cadere. Pensando di poter vincere la partita. La lezione del referendum non è bastata.
La scusa sarà che non ci sono toscani. Oramai siamo alla farsa. Intanto Teresa Bellanova, renziana di ferro, apre agli OGM in agricoltura, da ministro dell’agricoltura di un governo che predica la transizione ecologica.