Ambiente e politica, un’unione contro natura?

di Ferdinando Boero

Rimasi sconcertato quando i governi di sinistra fecero le privatizzazioni. Sinistra vuol dire «far funzionare bene le cose dello Stato, nell’interesse dei cittadini»: le cose strategiche devono restare sotto controllo pubblico. Invece la «sinistra» privatizzò. Sappiamo come è andata a finire: enormi guadagni privati (sfruttando strutture costruite con fondi pubblici) e i ponti crollano.

Arriva Renzi, e rottama: basta con la vecchia politica. Ma gli slogan e la propaganda non bastano, guardiamo i fatti. Banche, petrolieri, faccendieri e altre categorie non proprio di sinistra sono state favorite. Il lavoro, invece, è sempre più precario, sottopagato, o assente. Di questioni ambientali neppure l’ombra.

Il PD dice di non andare a votare al referendum sul rinnovo delle concessioni petrolifere e vara nuove concessioni alle trivellazioni. Poi il patto del Nazareno, e Alfano ministro dell’Interno. Casini candidato nel PD, e Verdini che tuba con Lotti. Cerchi magici toscani.

Si dice «stai sereno» a Letta e un minuto dopo lo si pugnala. Vinte le europee Renzi si monta la testa e indice un referendum su se stesso: se perdo mi ritiro. Perde e non si ritira. A Roma fa di tutto per far cadere Marino, per consegnare la città ai 5S e godere della loro incapacità mangiando pop corn. Marino era del PD e denunciava le malefatte del PD…

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