Si è data la sommaria descrizione dei pannelli per illustrare il loro contenuto. Ma quello che si vuole qui sottolineare è la resa artistica delle varie figure, che mostrano una vitalità ed una incisività impensabili per un bassorilievo. Gli atti materiali si lasciano facilmente indovinare dalle masse emergenti dal fondo. Si veda ad esempio il complesso di aratore e cavallo del primo pannello, con la profondità sapientemente realizzata dalla postura delle gambe dell’uomo, tese nello sforzo del lavoro, e con il senso di fatica espresso dall’atteggiamento dei volti dell’uomo e dell’animale. Ancora, perfettamente inserita nello spazio risulta la figura seduta del quarto pannello, con l’efficace incrocio delle gambe; e la stessa impressione suscitano le due figure, una maschile e l’altra femminile, situate sulla destra del pannello n. 5. Insomma, niente nelle figure rappresentate è statico, ma tutte esprimono un movimento che si manifesta anche nella semplice postura delle mani o nella torsione dei volti. Ma vi è di più. Anche i sentimenti delle figure si percepiscono, se si riesce a osservare qualche particolare più da vicino, con un ingrandimento. Basta osservare l’immagine tratta dalla scena di naufragio del pannello n. 3, che mostra i volti sofferenti di due naufraghi appena scampati dalle acque con l’espediente, fortemente espressivo, della lacrima di colore diverso che cade dall’occhio di uno di loro.
Si potrà dire che nell’opera è ravvisabile l’imitazione di Manzù, nel modo di delineare le figure e nell’uso delle linee, che tracciano solchi profondi a dividere le figure o a segnare gli sfondi indistinti. Bisogna però aggiungere che quando questi sfondi sono precisati, alcuni particolari, come ad es. l’architettura del pannello n. 4, fanno pensare alle formelle della tradizione classica, ad es. del Ghiberti. Ma quando si è detto questo, non si è spiegato come questa strumentazione tecnica abbia prodotto delle immagini di intenso lirismo, che attraggono per il profondo valore umano che esse racchiudono. Ed allora bisognerà far ricorso al sentimento di partecipazione, di coinvolgimento, con cui Enzo Congedo ha vissuto dentro di sé le scene dei pannelli per poi riuscire a farle rivivere con tanta forza e con tanta delicatezza nella terracotta colorata di bronzo.
[Articolo apparso su Il Galatino n. 13 del 12 luglio 2019]