Il problema è che siamo troppi e che il sistema terra non ce la fa a sfamarci tutti. Dobbiamo smettere di crescere e, in effetti, i paesi “sviluppati” lo stanno facendo, senza bisogno di politiche di contenimento della natalità. Mentre gli altri crescono. La soluzione consiste nel favorire anche il loro “sviluppo”, in modo che anche loro facciano come noi. La popolazione di umani non può crescere all’infinito e se non si ferma di propria volontà sarà fermata dal collasso dei sistemi naturali che, prima o poi, non potranno più sostenerla.
Un paese come l’Italia non può certo risolvere i problemi del mondo, ma può cominciare dando l’esempio. Riconvertire il paese verso la sostenibilità significa inventare nuove soluzioni che non abbraccino la “filosofia” della pesca, tese a spremere il pianeta. Significa alleare ecologia ed economia, dando preminenza alla prima, visti i fallimenti strategici della seconda. Non si può dire no a tutto e non si può dire sì a tutto. I compromessi di medio e breve termine vanno trovati, ma guardando ad un lungo termine che non può non essere di salvaguardia della nostra specie attraverso la salvaguardia della casa comune (come la chiama Francesco).
Lo stanno capendo in molti paesi, e in altri no. Il nostro è uno dei paesi no, con opposti estremismi che non riescono a trovare mediazioni. Da una parte i fautori della crescita economica a tutti i costi (incuranti della decrescita del capitale naturale), dall’altra i difensori di principi di conservazione che peccano spesso di realismo (il no a tutto).
Il PD, e prima di lui i due soggetti che in esso si sono uniti (DC e PCI), non ha mai avuto una cultura ambientale. Per la destra non se ne parla neppure. I verdi in Italia non hanno mai avuto grande seguito. Solo il M5S ha cavalcato temi ambientali ma li ha presto dimenticati (a parte battaglie velleitarie che hanno inviperito la “base”), lasciando orfano un elettorato che ha perso punti di riferimento.
Inutile dire che la sostenibilità conviene anche economicamente. Dovrebbe essere talmente evidente. Invece non lo è. Dall’adolescente Greta all’anziano Francesco (il Pontefice), il messaggio è forte, ma il mondo della politica e dell’economia non ascolta. Sanno che il problema esiste, ma rimandano le soluzioni alle “prossime gestioni”.
Ne volete una prova? In Italia abbiamo fatto l’Istituto Italiano di Tecnologie, l’IIT, per incrementare lo sviluppo tecnologico. Ora stiamo facendo lo Human Technopole, una cosa analoga per incrementare l’efficacia della cura delle malattie. Ma non abbiamo mai pensato di fare un Istituto Italiano degli Ecosistemi, o del Capitale Naturale. La gente si ammala perché l’ambiente è malato, e noi curiamo i sintomi (le persone malate) ma non pensiamo alle cause (l’ambiente che le fa ammalare). Manca la cultura. Abbiamo l’Agenzia Spaziale, che ora ci mette in guardia dagli asteroidi e pianifica modi per deviarli se mai si dovessero avvicinare troppo, oppure progetta la colonizzazione di altri pianeti una volta che avremo distrutto questo. Ma un Istituto Nazionale degli Ecosistemi che sviluppi una strategia di breve, medio e lungo termine per salvaguardare l’unico pianeta che abbiamo… no, quella no. Il motivo non è che chi non lo fa vuole il male del pianeta, il problema è che non ha culturalmente le basi per capire la situazione.
Chi lo ha capito, come il primo M5S, non ha la base culturale per gestire adeguatamente il problema e sa solo dire che c’è, chi ha le capacità gestionali, come il PD, non ha capito il problema. L’esempio della plastica ci dovrebbe essere di lezione. L’abbiamo inventata noi, e un italiano, Giulio Natta, ha preso il premio Nobel per questo. Sembrava una magnifica innovazione e ora sta causando problemi di difficilissima soluzione. Ai tempi di Natta non si sapeva che l’ambiente è importante. Ma ora lo sappiamo. Possiamo usare il nostro “sapere” per inventare nuovi modi di vivere, di produrre, di consumare ma, per farlo, ci vuole una visione politica che indirizzi il paese nella direzione giusta. I tempi sono maturi perché questo avvenga, a meno che non prevalga la stupidità e, per motivi puerili, non si decida di fare quel che è giusto fare. Non sarebbe la prima volta.
[“Nuovo Quotidiano di Puglia” di martedì 3 settembre 2019]