di Paolo Vincenti
“Orfano di
partecipazione e di una legge che assomiglia all’uguaglianza
Di una democrazia che non sia un paravento
Di onore e dignità, misura e sobrietà
E di una terra che è soltanto calpestata
Comprata, sfruttata, usata e poi svilita
Orfano di una casa, di un’Italia che è
sparita
Mi basterebbe essere padre di una buona idea
(“Un buona idea” – Niccolò Fabi)
Pensiero unico. Il dibattito in corso in questi ultimi anni nel Paese rischia di diventare un monologo. Unidirezionale, infatti, appare, nelle trasmissioni televisive, sui giornali e in genere nell’informazione, il pensiero modernista riformista di centro-sinistra. All’insegna della tolleranza religiosa, dell’apertura verso l’altro, della massima estensione dei diritti, dell’accoglienza dei migranti, di un irenismo spinto, il pensiero democratico ha pervaso le piazze, fisiche e virtuali, e poco spazio è restato per un contro pensiero, per una posizione meno avanzata e liberale, che nel Paese comunque esiste. Infatti, se a dominare è sempre e comunque il punto di vista comune e riconosciuto dai media, benedetto dagli intellettuali, suffragato dagli opinion leaders, legittimato dagli assertori del nuovo, allora ci si avvia verso un pensiero unico che diluisce, in una melassa buonista, ogni posizione in campo, che tritura, compatta, appallottola e poi liquefa tutte le divergenze, in una medesima e nauseante brodaglia. Ed è quello che succede nel nostro Paese, dove le posizioni sostenute dal centro sinistra invadono il campo e dominano nell’opinione pubblica, producendo una sorta di effetto serra mediatico, un addormentamento generale delle coscienze, soprattutto nel ceto medio, che consegna il proprio pensiero critico agli esilaranti maitre à penser della sinistra 2.0. Sugli schermi delle televisioni pubbliche e private passa il pensiero conforme della nuova Italia.