Il Festival della Valle d’Itria, un patrimonio che va tutelato

Un pubblico internazionale, molti tedeschi e inglesi, ottima l’orchestra ed i cantanti, in particolare le voci dei due controtenori, insieme ai fastosi costumi barocchi; mi ritrovo immerso nell’atmosfera degli spettacoli musicali delle capitali europee nel Settecento e gorgheggi, fioriture, vocalizzi delle arie hanno un effetto ipnotico sul pubblico. Sono davvero felice di questa esperienza ed orgoglioso che, dall’intuizione di Paolo Grassi, Martina abbia saputo imporre il suo Festival e la formula che valorizza le grandi tradizioni musicali del Meridione d’Italia. Ma all’inizio del secondo atto qualcosa cambia: l’azione drammatica si fa più intensa e, mentre Orfeo cerca di convincere le divinità degli Inferi a lasciare libera la sua Euridice, si percepisce un rumore di fondo: all’inizio avevo pensato ai fuochi d’artificio per qualche festa patronale dei paesi vicini. Ma sembrano colpi ritmati di musica elettronica…. pum, pum; forse proviene da qualche macchina, con musica a tutto volume, parcheggiata nei pressi del Palazzo! Intanto il rumore viene avvertito anche da altri spettatori; si tende a perdere la concentrazione; sì, certamente è musica elettronica, sparata al massimo nelle vicinanze. Temo per i cantanti, ancora più sensibili a rumori esterni; forse qualcuno, esasperato, potrebbe abbandonare la scena e far terminare in disastro la serata. Ma lo spirito di sopportazione prevale, anche se l’ascolto non è più come prima; infine arriva l’ultima celebre aria, composta per il grande Farinelli: “Dall’amor più sventurato” e mi stupisco che non ci siano stati gli applausi come per le altre esecuzioni. Forse il pubblico ha definitivamente perso l’attenzione. Alla fine mi dirigo sconfortato verso la mia auto, passando dalla parte posteriore del Palazzo, proprio dietro la scena, dove si trova un Bar che spara “a tutto volume” i rumori che tanto avevano disturbato durante l’ultimo Atto. Ecco spiegato l’arcano! Un esempio di come, in Italia, si riesca a danneggiare anche le iniziative più importanti, in un Paese in cui alle manifestazioni più alte della Cultura sempre si accompagnano il presappochismo e la sciatteria di molti.

Così fan tutti? Anche a Salisburgo, nel Festival mozartiano, o nel Tempio wagneriano di Bayreuth?

Ma il Sindaco non può fare un’ordinanza che proibisca rumori molesti nelle vicinanze del Festival, durante le poche ore in cui si svolgono le rappresentazioni? Non può mettere i vigili di servizio intorno al Palazzo per evitare che una iniziativa di così grande eccellenza venga rovinata dalla maleducazione e dall’ ignoranza? Spero di tornare il prossimo anno e che il Festival sia in tutto all’altezza della sua fama.

PS. 1. Segnalo inoltre l’inadeguatezza dei bagni: solo due postazioni (maschi e femmine) con tazze molto basse, pensate evidentemente per i bambini delle Scuole, con la inevitabile formazione di code. Due spettatori, provenienti da Londra, si domandavano perché non ci fosse un bagno “no gender”. Per i Romani antichi il lusso delle Latrine era il maggior segno di civiltà.

2. Bisogna far rispettare l’invito a spegnere i telefonini durante le rappresentazioni: molti spettatori, incapaci di privarsene anche per mezz’ora, li usano, distraendo con le luci degli “smartphone” quanti vogliono godere musica e spettacolo.

[“La Gazzetta del Mezzogiorno – Taranto” di martedì 6 agosto 2019]

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