di Antonio Lucio Giannone
Con l’intitolazione dell’aula 7 dello Studium 2000 a Mario Marti (Cutrofiano, 1914 ‒ Lecce, 2015), avvenuta l’11 giugno 2019, l’Università del Salento ha inteso rendere omaggio alla memoria di uno dei suoi Maestri più illustri. A Lecce Marti giunse, nel 1956, come docente incaricato di Letteratura italiana presso la neonata facoltà di Lettere e filosofia, dove nel 1963 è diventato professore di ruolo e ha continuato a insegnare fino alla quiescenza. Successivamente ha ricoperto vari incarichi istituzionali, percorrendo tutte le tappe della carriera accademica: direttore d’Istituto e poi di Dipartimento, preside di Facoltà e infine, dal 1978 al 1981, anche rettore. Ma qui non traccerò un profilo dello studioso, che già ho avuto modo di delineare nel numero 6/7 (2014) del “Bollettino” di UniSalento, in occasione del compimento dei suoi cento anni. E quindi non passerò in rassegna i principali filoni di ricerca di Marti che sono stati presi in esame dai vari relatori nel corso dell’incontro di studio dell’11 giugno: dalla prosa del Duecento ai poeti giocosi e agli stilnovisti, da Dante a Boccaccio, da Ariosto a Bembo, da Leopardi al Novecento. Peraltro, per avere un’idea della sua produzione scientifica, è sufficiente dare uno sguardo alla sua sterminata bibliografia che conta oltre millecento titoli tra volumi, edizioni critiche e commentate, studi e saggi, articoli, rassegne, recensioni, schede critiche, voci di dizionari e di enciclopedie.