Passammo oltre, io e il mio amico venuto da fuori, ragionando d’altro. Ma ora ho appena finito di leggere la tesi di dottorato, riveduta, rielaborata e ampliata, di Debora De Fazio, “Il sole dell’avvenire”, con sottotitolo Lingua, lessico e testualità del primo socialismo italiano, Presentazione di Max Pfister, Mario Congedo Editore, Galatina 2008, pp. 606 (numero 33 delle Pubblicazioni del Dipartimento di Filologia, Linguistica e Letteratura dell’Università del Salento), e tutto questo mi è tornato in mente come fosse la giusta condizione esistenziale su cui si è innestata, dopo qualche tempo, la lettura del libro in questione.
Debora De Fazio, dottore di ricerca in “Linguistica storica e storia linguistica italiana” (non sono ingegnosamente barocchi i titoli di certe cattedre?) e assegnista presso il Dipartimento sopra citato, nei quattro capitoli che compongono la parte esplicativa del libro (pp. 11-150), studia la lingua dei socialisti italiani in un corpus di testi (giornali, riviste, discorsi, lettere, ecc.) relativo al “periodo compreso tra la costituzione della prima Internazionale (il 1864) e la fine della seconda (il 1914)” (p. 11). Nel primo capitolo, intitolato L’analisi linguistica (pp. 23-62) De Fazio passa in rassegna la grafia, la fonologia, la morfologia, la sintassi della lingua socialista, e vi rinviene “una sostanziale corrispondenza con la norma scritta coeva” (p. 23) e un desiderio “normalizzatore”, ovvero “di sostituire l’unità alla molteplicità” (p. 24).
Il secondo capitolo, dal titolo Struttura analitica e testuale-argomentativa del vocabolario socialista (pp. 63-121), esamina le strutture retoriche, di parola (anafora, anadiplosi, tricolon, poliptoto, ecc.) e di pensiero (interrogative retoriche, ossimoro, allegoria, prosopopea, ecc.), che, se da una parte conservano “alcuni tratti tipici della retorica tradizionale”, dall’altra sono subordinate “alla necessità di sviluppare una nuova… retorica…” (p. 64). Infatti, “l’intento imprescindibile è certamente quello di spiegare al destinatario i concetti essenziali della nuova dottrina…” (p. 87). Esempio eloquente è un testo scritto da Angelo D’Ambrosio, I dieci comandamenti della legge sociale spiegati al popolo, che fanno il verso ai comandamenti della religione cattolica e stabiliscono i principi fondamentali della “nuova religione” (pp. 95-97). E tale appariva il socialismo ai suoi primi sostenitori, una nuova e vera religione, che avrebbe dovuto affiancare la vecchia, ridotta a fatto di coscienza, oppure alla vecchia del tutto sostituirsi.
Terzo capitolo: Principali tendenze nella formazione delle parole (pp. 123-144): De Fazio studia la prefissazione, la suffissazione, l’alterazione, la parasintesi, la composizione, la derivazione a suffisso zero, facendoci entrare nel laboratorio linguistico socialista, dove troviamo “elementi molteplici che provengono da modelli diversi” e si riferiscono “a termini di sicura pertinenza politica ma anche a codici e sottocodici tecnici di vario tipo” (p. 123).
Infine, nel capitolo quarto, intitolato L’elemento alloglotto (pp. 145-150), De Fazio rinviene nel francese la lingua europea che ha avuto maggior influenza sulla lingua del socialismo, coerentemente con la tendenza dell’Ottocento che “fa registrare un vero e proprio boomdel francesismo” (pp. 146-147), mentre secondario appare il ricorso alla lingua inglese, spagnola e tedesca, ecc.
Segue il Glossario che contiene 1150 lemmi, accuratamente selezionati nella lingua politica ottocentesca, opera questa faticosissima per l’autrice, che pertanto ha meritato il plauso di Max Pfister, il celebre linguista filologo dell’Università di Saarbrucken, autore tra l’altro del LEI (Lessico Etimologico Italiano), che firma, come si è detto, la Presentazione (pp. 9-10). Il volume è corredato da una Bibliografia, da un Elenco dei lemmi del glossario, e da un Elenco delle retrodatazioni, cioè di tutte quelle parole per le quali l’autrice è riuscita a individuare una fonte cronologicamente precedente rispetto a quella finora individuata da altri lessicografi.
Dopo aver letto questo libro, passando per Corso Garibaldi, mi sono fermato davanti alla casa che fu di Paolo Vernaleone. Ho riletto l’epigrafe a lui dedicata. E mai possibile – mi sono detto – che tutti i discorsi che facciamo siano destinati a finire come lemmi in un glossario? Certo, questo è stato il destino del socialismo italiano di fine ottocento, il destino della lingua socialista, degli alti ideali che il sole dell’avvenire dischiudeva, degli uomini che ora sono polvere sparsa nella terra, anche di coloro che nei decenni seguenti tennero accesa “la luce dell’idea” lungo tutto il Novecento. Tuttavia quell’epigrafe era davvero bella, come può esserlo una speranza sempre fulgida, lontana nel tempo, come un’idea felice, come un “ricordo”, se questo può consolarci.
Recensione a Debora De Fazio, “Il sole dell’avvenire”. Lingua, lessico e testualità del primo socialismo italiano, Congedo Editore, Galatina, 2008), “Il Galatino” di venerdì 10 aprile 2009, p. 4. ]