di Paolo Vincenti
“Così insegniamo agli
elefanti a mettere le ali
insegniamo ai parlamenti a mettere le ali
insegniamo ai comandanti a mettere le ali
Non è mai troppo tardi
Non si è mai troppo vecchi”
(“Mettere le ali” – Niccolò Fabi)
Mondo arcobaleno. Ma sì, è una questione di civiltà. Certo, questa legge ci allinea agli altri paesi europei, togliendoci da quella zona d’ombra nella quale eravamo confinati. Però non esageriamo. Si poteva fare di meglio. È vero, si può sempre fare di meglio, tutto è perfettibile e a maggior ragione questo provvedimento lo è. La legge sulle unioni civili è finalmente stata approvata dal Parlamento, fra le urla di gioia del Pd, della Ministra Boschi e del popolo arcobaleno, il dissenso di buona parte della gerarchie cattoliche, gli strepiti di Giovanardi e dei Family Day e l’anatema del presidente della Cei. Bagnasco sta ballando una tarantella neanche fosse stato morsicato da uno scorpione. E di Josè che ne è? Bergoglio nicchia, tentenna, dice e non dice, insomma abbozza. Soddisfazione anche per Sel e per una parte di Forza Italia, grosso smacco per i bacchettoni di Ncd, enorme figura di merda per i Cinque Stelle, i quali hanno boicottato la legge solo per motivazioni politiche.
La Lega, per bocca del suo leader Salvini, minaccia la disobbedienza civile, ossia di non far celebrare ai suoi sindaci le unioni civili, mentre Gandolfini, il portavoce del Family Day minaccia ritorsioni contro il governo Renzi: “A ottobre, quando si voterà il referendum costituzionale, ve la faremo vedere”, avverte. C’è il rischio che alcuni parlamentari centristi si attivino per chiedere un nuovo referendum che possa bocciare la legge Cirinnà, ma le loro speranze credo siano mal poste. In effetti, la posizione di Bagnasco e di quella parte più conservatrice della Chiesa è del tutto superata direi, smentita dal processo di apertura che ha inaugurato il Papa e dagli stessi teologi, come Vito Mancuso, il quale ha affermato chiaramente che la chiesa non può ostacolare il processo di secolarizzazione in corso. La modernizzazione del paese è qualcosa di inarrestabile, come lo stesso segretario della Cei, Monsignor Galantino, ha dovuto ammettere. Il fatto però è che il mondo cattolico, al di là del duro attacco alla famiglia tradizionale che già questo testo, a detta loro, rappresenta, ha paura che la legge appena approvata possa aprir la strada ad una serie di riforme ancor più radicali, e che in particolare quella annunciata sulle adozioni possa far rientrare la stepchild adoption, stralciata dalla Cirinnà. Tema spinoso, in effetti, quello delle adozioni, che al momento sarà lasciato ancora alla discrezionalità dei giudici, i quali suppliranno al vuoto normativo con sentenze che faranno discutere come hanno già fatto in passato. Renzi festeggia, perché l’Italia finalmente colma un gap, e brinda alla sospirata conquista insieme al popolo Lgbt, il quale però, avrebbe in realtà molto da recriminare, a voler spaccare il capello, su questa legge. Per esempio, le aggravanti previste dal codice penale nel caso di omicidio del coniuge non valgono per le unioni gay, oppure non vale la non punibilità nel caso si menta ai giudici per difendere il marito o la moglie. Ma soprattutto viene meno l’obbligo di fedeltà reciproca, e il divorzio per le coppie arcobaleno diventa brevissimo, non dovendo neppure passare attraverso la separazione. Come dire, i gay non amano come gli etero e le loro unioni non possono essere così durature come quelle delle famiglie tradizionali. Quindi, assecondando la loro naturale tendenza alla promiscuità, ai rapporti brevi e magari di solo sesso, agevoliamo lo scioglimento dei loro legami, semplifichiamo l’amministrazione delle unioni civili e non intralciamo la scarsa fedeltà di gay e lesbiche e la loro naturale tendenza alla diversificazione del partner e alla varietà dei rapporti. Mah!