di Andrzej Nowicki
Vincenzo Cilento, nato a Stigliano in provincia di Matera nel 1903, studiò a Firenze dai Barnabiti e fu ordinato sacerdote nel 1926. Fu un filosofo neoplatonico, grande studioso di Plotino. Morì a Napoli nel 1980. Fu presente alla mia conferenza a Napoli su Giordano Bruno il 31 ottobre 1963. Ci incontrammo e conversammo su Plotino il 21 novembre successivo. Ho una sua lettera da Napoli del 22 marzo 1964.
Il mio desiderio di incontrarlo nacque da due interrogativi ai quali non riuscivo a dare risposta. Primo, come spiegare il fatto, accattivante ma difficile da capire, che un prete cattolico possa essere affascinato da un pensatore pagano. Secondo, quali pensieri di Plotino avevano attirato la sua attenzione.
Del nostro incontro a Napoli ricordo anzitutto gli scaffali pieni di libri, l’atmosfera dei giardini filosofici ateniesi e la presenza invisibile di Plotino, ma anche un piccolo frammento della nostra conversazione.
“- Ma davvero Lei non ha trovato nelle Enneadi neanche un pensiero degno di essere ripensato?
– Uno, sì – rispose – in ogni libro si trova qualcosa da ripensare. Già nel mio primo incontro con Plotino sono stato colpito da un problema molto difficile, scoperto da questo pensatore. Fino a che l’uomo osserva pietre, alberi, animali, stelle, tutto è chiaro: egli è un soggetto che osserva gli oggetti. Ma quando vuole osservare se stesso, perde la certezza e non sa più dove si trova il suo vero io. Se si trova nell’oggetto osservato, non sa chi è il soggetto che lo osserva. Se si trova nel soggetto osservante, non sa chi è l’oggetto osservato.
– E Lei come pensa: dove si trova il suo vero io?
– Ho trovato la soluzione molti anni fa, nel maggio del 1939. Plotino parte dalla falsa premessa della presunta unità dell’io che ci permette di trovarci solamente in un luogo per volta. Si è qui o si è là. Tertium non datur. Ma l’esperienza ci mostra la nostra reale polilocazione. Ci troviamo sempre in diversi luoghi ad una volta e ciò dimostra che il nostro “vero io” è una compresenza di molte persone. Il “vero io” si trova realmente nelle mie opere. Sono presente in ogni esemplare del mio libro.Se sono stampate quarantamila copie, sono in quarantamila luoghi diversi.”
A questo piacevole incontro con Vincenzo Cilento aggiungerei oggi [marzo 2007], dopo quarantaquattro anni, solo una frase. Come Cilento rimase sempre fedele a Plotino, così io sono rimasto sempre fedele alle premesse fondamentali del mio sistema filosofico: alla ergantropia, alla presenza reale dell’uomo negli oggetti (nelle sue opere); alla reale polilocazione (presenza in diversi luoghi ad una volta), possibile grazie alla reale molteplicità del nostro io (uno e diecimila soggetti ad una volta), composto da innumerevoli particelle.
[“Presenza Taurisanese”, a. XXXVII, n. 7 / Luglio 2019, p. 9]
Testimonianza molto interessante, che aiuta a comprendere la profondità del pensiero filosofico di Vincenzo Cilento. La citerò in un mio articolo di prossima pubblicazione, in cui si ricorda la figura del grande barnabita filosofo nei 120 anni della nascita