di Gigi Montonato
Martedì, 11 giugno, l’Università del Salento ha intitolato a Mario Marti l’Aula 7 dell’Edificio 6 di Studium 2000, di recente costruzione. Un complesso che ospita il Dipartimento di Studi Umanistici. Una bella cerimonia, che s’inserisce in un quadro di umanizzazione dei luoghi universitari per sottrarli alle fredde indicazioni numeriche. I personaggi intitolatari, una volta protagonisti negli stessi luoghi, entrano così nella toponomastica universitaria e sono evocati non solo sul piano della ricerca e dello studio ma anche nella comunicazione quotidiana di studenti e professori, molti dei quali fatalmente, col passare del tempo, non potranno dire neppure di averli conosciuti.
Marti è sicuramente il nome di maggior prestigio a livello internazionale del nostro Ateneo. E’ stato anche condirettore del Giornale storico della letteratura italiana e dell’Alighieri, due autorevolissime riviste di studi letterari e danteschi. A lui, scomparso ultracentenario quattro anni fa, una rivista d’italianistica statunitense ha dedicato un numero monografico, definendolo il “decano degli italianisti nel mondo” – come ha ricordato Rosario Coluccia nel suo intervento. Dell’Università del Salento è stato veramente un benemerito, per la sua autorevolezza di studioso e di cittadino e per il suo amore alla propria terra.
Nella circostanza è stato ricordato da docenti giovani e meno giovani, scelti non solo per il rapporto diretto che hanno avuto con lui, dentro e fuori dell’Università, ma anche per coprire gli interessi culturali che ne hanno caratterizzato il lungo e articolato impegno scientifico. Impresa non facile in appena mezza mattinata per l’ampiezza degli interessi culturali di Marti, dai poeti dei primi secoli a Dante, ai giocosi, agli stilnovisti, al Boccaccio, al Bembo, al Berni, all’Ariosto, al Leopardi, alla letteratura salentina in lingua e in dialetto, per citare solo le tappe più significative del suo lungo percorso di studioso e di docente.