Ora tocca a Pollice rimettere le cose a posto: ha vinto per soli 22 voti su Campiti che, a quel che leggo, rappresenta i cosiddetti “laforgiani”. Spero che siano letture superficiali di una realtà complessa. Spero che non cominci di nuovo una guerra di fazioni con quelli che sono “con me” e quelli che sono “contro di me”. Questo modo di concepire la gestione dell’Università non ha dato buoni frutti. Lo dice anche il fatto che solo il Dipartimento di Scienze e Tecnologie Biologiche e Ambientali abbia ottenuto il riconoscimento di eccellenza (e otto milioni di euro, se non sbaglio) mentre Dipartimenti molto “sostenuti” non hanno avuto lo stesso risultato. Puntare su appartenenza e fedeltà può pagare localmente ma di solito non dà buoni frutti. I fedelissimi spesso sono incapaci e basano la propria fortuna su doti che nulla hanno a che fare con le competenze. Un apparato gestionale basato su “cerchi magici” porta inevitabilmente a cattiva gestione. I competenti ti dicono no, se pensano che sbagli, mentre i fedelissimi ti dicono sempre sì. Perché senza il “potente” che li difende non sono niente. Non si va lontano con i fedelissimi.
Gli esiti delle valutazioni della ricerca scientifica non hanno mai avuto molto peso nelle decisioni sul futuro di Unisalento. Se si apparteneva alla parte “giusta” si otteneva attenzione, altrimenti si era ignorati. E così in tanti se ne sono andati. Che senso ha ottenere risultati di un certo livello, certificati dalle valutazioni, e poi vedere che vanno avanti altri che, magari, hanno avuto valutazioni negative? Questa politica spinge l’Università del Salento nel baratro della marginalità, condannandola a esamificio privo di supporto di valida ricerca scientifica.
Le valutazioni ministeriali, quindi, dovrebbero diventare la guida delle azioni future. So che sono in molti a contestarle, e io sono tra quelli. Sono valutazioni parziali, vanno migliorate. E, internamente, si possono proporre tutte le modifiche del caso. Sarebbe bello, ad esempio, valutare quanto abbiano realizzato quelli che molto hanno ottenuto, in termini di mobilitazione di risorse locali. I contestatori delle valutazioni vanno consultati e da loro devono venire proposte per migliorarle. I professori universitari valutano gli studenti, esaminandoli. Devono essere pronti ad essere a loro volta valutati, altrimenti si torna agli investimenti sui fedelissimi.
Fabio Pollice non fa parte di alcun cerchio magico e non appartiene a questa realtà di conflitti tra fazioni. Ma sono certo che la conosca. Se vorrà interrompere questa catena di ripicche dovrà pestare i piedi a tutte le fazioni, prendendo il buono che ciascuna contiene e marginalizzando i mediocri (che strepiteranno alquanto). Mi auguro che l’Università del Salento contenga gli anticorpi per neutralizzare questa concezione del “potere” e che Pollice riesca a metter su una squadra di persone capaci. Fabio è napoletano, proviene dall’Università Federico II, quella dove mi sono trasferito da sette mesi. Tra parentesi, il nostro Salvatore Trinchese è stato Rettore della Federico II, e ora un napoletano dirige l’Ateneo della terra di Trinchese. Appena arrivato a Napoli ho iniziato a coltivarne la cultura, anche attraverso i proverbi. Ne ho trovato uno magnifico: ‘o mariuolo se sente sempe arrubbato. Il ladro si sente sempre derubato perché pensa che tutti siano come lui. Ogni gesto di Pollice sarà analizzato dai faziosi, in cerca dei retroscena delle sue decisioni, pensando che siano prese non per il bene dell’Università ma per favorire qualcuno della sua cerchia. Perché così farebbero loro. E rosicano al pensiero che siano altri a farlo. L’Università del Salento merita che le visioni di Valli, Rizzo e Limone (i Rettori che ho conosciuto prima dell’avvento della conflittualità perenne) siano portate avanti. Senza dimenticare che la cosa più importante non sono i fondi ma le persone. Anche alcune realizzazioni di questi personaggi lungimiranti, penso al Pastis, non hanno dato gli esiti sperati, a fronte di ingentissimi finanziamenti. Ci sono strutture costruite e abbandonate. È capitato che “macchine” dalle enormi potenzialità siano state messe in mano a piloti non all’altezza della conduzione. Lo dice l’esiguità dei Dipartimenti di Eccellenza. Sono le persone che fanno le cose, non bastano i soldi.
Pollice dovrà andare contro le rendite di posizione, i cerchi magici, i personaggi che urlano per nascondere la propria pochezza. Dovrà capire con chi ha a che fare. Che chieda a ANVUR, oppure ai decani nazionali dei vari settori scientifico disciplinari. Può chiedere all’Accademia dei Lincei, o a quella Nazionale delle Scienze, per esempio. Nome per nome. Quando qualcuno arriva e “chiede” deve sapere che le sue credenziali saranno valutate e confrontate con quelle di altri. In modo da investire su capitale umano di valore sicuro.
E la città deve finalmente chiedere a gran voce che la gestione della realtà culturale più importante del Salento sia basata sulla qualità dei docenti che vi operano, indipendentemente dalle loro “amicizie” ed appartenenze. Continuare come prima non conviene proprio a nessuno, neppure ai faziosi, perché un’Università declassata avrà ben poco da offrire.