di Andrzej Nowicki
Ho incontrato Francesco Giancotti [1923-2017] una sola volta, a Roma, il 12 gennaio 1964. Avevo recensito su “Euhemer” 1960 (nr. 3 – 16) il suo libro Il preludio di Lucrezio (Messina, 1959, pp. 332). L’ho poi citato nei miei libri su Giordano Bruno (1962) e sulla Critica della religione nella filosofia antica (1986). Un preambolo prima di arrivare all’incontro.
Durante la seconda guerra mondiale, negli anni 1942-44, sono stato assistente del professore Antoni Bolesław Dobrowolski (1872-1954) all’“Università Sotterranea”, una delle più importanti istituzioni della Resistenza polacca all’occupazione nazista della Polonia. Dobrowolski era un geofisico, noto nel mondo per la sua partecipazione alle ricerche in Antartide (1897-1899), autore della Storia naturale del ghiaccio (Varsavia, 1923) e professore di pedagogia. I miei doveri e compiti di assistente non ebbero rapporto diretto con la geofisica; lo aiutai a mettere ordine nei suoi innumerevoli manoscritti che riguardavano l’attività di ricerca scientifica, le scoperte, le invenzioni, la costruzione delle teorie.
Da Dobrowolski ho imparato che esiste un’etica della ricerca, la quale esige dagli scienziati onestà intellettuale e condanna numerosi peccati. Fra i peccati che può commettere uno scienziato c’è lafretta della pubblicazione.
Confesso che anch’io mi sono macchiato di questo peccato pubblicando negli anni 1953-58 troppe posizioni immature, tra le quali si trovano, purtroppo, le prime pubblicazioni su Giulio Cesare Vanini e su Giordano Bruno.