Anche i semi della Betulla diedero i loro polloni verdi. Pur se non erano un granché da vedere, non più alti delle piantine del mughetto del bosco, tuttavia sbucarono dalla terra dei germogli-rampolli a tre foglie. Stettero nell’oscurità della fitta Lappola, nella ristrettezza dell’orticaio, ma a fare che? Bisognava crescere. Non per niente, la madre, la vecchia Betulla, aveva dato loro la vita.
«E’ molto meglio per voi, se rinsecchite!» – disse l’Ortica alle giovanissime Betulle.
«Tanto, dovrete comunque sparire dalla faccia della terra» – le fece l’eco la Lappola.
Le Betulline, invece, tacevano, ascoltavano e crescevano con tutte le forze che avevano.
Mise allora la sua velenosa parola la Vipera, sfoggiando tutta la sua bassa saggezza da serpe: «Governa il mondo chi urtica, punge e morde.»
Il vecchio Rospo, nascosto dalla luce all’ombra dell’Ortica, per compiacere la Vipera, gracidò in modo servile: «Rinsecchite presto, denutrite rachitiche! Una morte veloce è meglio assai di una lunga vita di stenti e di inedia.»
E andò così… Vennero intimidite e terrorizzate ma, ciò nonostante, continuarono a crescere. In ristrettezze, oscurità, oltraggiosa offesa. Però, dopo tre-quattro anni, le giovanissime Betulle superarono l’Ortica in altezza. Sbucate, dopo molti sforzi, verso il sole, smisero di ascoltare le parole di cattiveria gratuita. Oramai sapevano che nessun’Ortica e nessuna Lappola avrebbero potuto privarle più della luce e del succo della terra.
Sibila e non sibila, gracida e non gracida, ma il giovane Boschetto di Betulle seguitò a crescere.
Passarono alcuni anni e cominciò a stormire davanti a tutti un rigoglioso Boschetto di Betulla. Eretto. Regolare. Verde. Ciarliero. Armonioso. Affiatato.
Va da sé, che per quanto fosse bello un Boschetto, mai avrebbe potuto esistere senza le Ortiche. Certo, c’era, cresceva nel Boschetto di Betulle l’urticante Ortica. Cresceva anche la Lappola pungente. Abitavano lì perfino le Vipere striscianti e non si estinsero neppure i viscidi Rospi. Non c’è nulla da fare! E’ solo che nessuno, tranne i più perduti ed irrecuperabili, ciechi e biliosi, lo chiamava Boschetto d’ortica o della lappola, pur se anche loro crescevano nel Boschetto di Betulle.
I Rospi ed i Serpenti giudicavano, certamente, tutto a modo loro. Continuavano a suonare la loro orrenda canzone con zufolo e tamburo neri-neri. Non a caso vengono chiamati, con una parola abominevole, “rettili”. Oltre l’Ortica non vedono e non guardano più in alto della Lappola.
[Traduzione dal russo di Tatiana Bogdanova Rossetti]