Dobbiamo mettere in sicurezza il nostro
territorio e dovremo rivedere il nostro modo di adoperarlo. E’ necessaria una
vera e propria rivoluzione o, meglio, un’evoluzione. Fino a quando le cose
vanno bene, non ci sono motivi per cambiare. Ma ora le cose stanno molto male,
male per l’ambiente, male per l’economia, male per la salute. Ora i motivi per
cambiare ci sono, e chi inizierà a cambiare prima degli altri sarà
avvantaggiato. C’è bisogno di una visione per queste cose, ci vogliono politici
che sappiano guidare i processi di rinnovamento, li incentivino e li agevolino.
Anche rimuovendo le montagne di ostacoli burocratici che rendono impossibili le
più elementari attività nel nostro paese.
Quando si guida un’auto in condizioni
difficili, e magari si inizia a perdere aderenza, viene quasi per istinto di
spingere il pedale del freno. Diminuire la velocità, di solito, è una buona
cosa. In certe condizioni, invece, frenare porta alla catastrofe. Bisogna
accelerare e tirarsi fuori dagli impacci. Le misure per uscire dalla crisi sono
state prima di tutto un bella frenata. Invece di diminuire gli sprechi (che
continuano allegramente) abbiamo deciso di non pagare i fornitori dello stato,
oppure impediamo che i ricercatori che hanno progetti di ricerca possano
spendere i soldi che hanno ricevuto. Così diminuiscono le uscite. Ma questa
frenata corre il rischio di mandare il paese a gambe all’aria. Si parla di
rischio, ma il rischio consiste nel prevedere che qualcosa di male possa
avvenire. Qui non siamo più ai rischi, qui qualcosa di male sta già avvenendo.
La gente perde il lavoro, gli esodati non hanno lavoro e non hanno pensione, i
giovani non trovano lavoro e non hanno prospettive… le navi si schiantano
sulle torri di controllo, contro le isole, le città si sgretolano. Non sono
rischi, sono realtà. In questi frangenti ci vuole coraggio e bisogna osare
nuove strade. Abbiamo i piedi sul fondo, ora si tratta di decidere se lasciarsi
andare e affogare oppure darsi una bella spinta e usare il fondo per risalire a
galla. Sempre che il fondo sia compatto, e non ci siano le sabbie mobili.
Voglio ripetere ancora una volta una semplice formula: competenza, onestà. Per
troppo tempo siamo stati governati da incompetenti disonesti. La corruzione
devasta il paese e non risparmia niente e nessuno. L’incompetenza trionfa. E
non riusciamo a fare leggi che colpiscano la disonestà e l’incompetenza,
promuovendo l’onestà e la competenza. Le nostre prigioni sono piene di
poveracci che hanno sbarcato il lunario vendendo droga. Gli incompetenti
corrotti sono ancora al timone di troppe navi che, spesso, hanno interi
equipaggi di incompetenti corrotti. Sono così tanti che condizionano i
risultati elettorali. E in Lombardia, dopo Bossi padre e figlio, Don Verzè e il
San Raffaele, Formigoni e Comunione e Liberazione, le elezioni sono vinte …
proprio da loro o dai loro replicanti. Forse sul fondo ci sono davvero le
sabbie mobili. Ma non possiamo arrenderci! Il fondo solido e compatto sono i
tanti onesti e competenti che stringono i denti e fanno il loro dovere. La
spinta deve far leva su di loro.
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