Abbiamo toccato il fondo, ora dobbiamo risalire

[Per il contenuto di grande attualità (incidente di Venezia), riproponiamo l’articolo di Ferdinando Boero apparso nel “Nuovo Quotidiano di Puglia” di venerdì 17 maggio 2013]

di Ferdinando Boero

Alla fine di aprile ho tenuto un corso estivo a Venezia, presso l’Accademia veneta di scienze, lettere e arti. L’Accademia ha sede in un magnifico palazzo sul Canal Grande e, prima delle lezioni mattutine sono andato a prendere un caffè in un bar dall’altra parte del canale, attraversando il ponte dell’Accademia. La vista è magnifica e non ho resistito: mi sono messo a fare qualche foto, assieme a orde di giapponesi e americani. Mentre facevo le foto è arrivata una nave da crociera. Enorme. Trainata da un rimorchiatore. Le fanno passare davanti a piazza San Marco così i turisti possono vedere Venezia da una posizione privilegiata. E poi passano davanti all’imboccatura del canale, rasenti alla costa. Per un po’, il paesaggio veneziano muta radicalmente, con quell’alieno che occupa uno spazio che non gli compete. Guardando la manovra mi son detto: ma se una volta dovessero sbagliare, quel mostro potrebbe finire su quella chiesa, su quei palazzi. Ho pensato a Costa Concordia, e alla tragedia del Giglio. Un’isola dove ho fatto le mie vacanze estive per dodici anni di seguito, a cavallo tra gli anni sessanta e settanta. E ora ecco Genova, con la portacontainer che scontra la torre dei piloti e la butta giù, uccidendo portuali e marinai. Mio padre era un portuale, e anche i miei zii e i miei cugini. Avrei potuto esserci anche io, se la vita non mi avesse portato verso altre strade. Quello che avevo paventato a Venezia si è avverato a Genova.

Disgrazie, si dice. Ed è proprio così, sono disgrazie. Ma stanno avvenendo sempre più frequentemente. E’ evidente che le misure di sicurezza non sono sufficienti, e probabilmente anche le infrastrutture non sono adeguate. 
Non sono solo le navi a creare problemi. Ci sono le ferrovie (ricordate Viareggio?), le autostrade, gli aeroporti. E poi crollano le scuole, e le case. Ci sono le frane, le alluvioni, l’erosione costiera. Stiamo ricevendo una miriade di segnali che ci dicono che c’è qualcosa che non va, e dovremo metter mano alla soluzione di questi problemi, perché pagare i danni costa molto di più che prevenire le catastrofi. Per risolvere questi problemi bisogna modificare i comportamenti, questo è ovvio. Non si passa vicino alla costa con un mastodontico battello, sia essa la costa del Giglio o quella di Venezia. Ma nei porti bisogna pur portarle, queste grandi navi. E quindi bisogna innovare i sistemi di progettazione delle navi, e il disegno delle aree portuali, in modo che non si creino condizioni che possano portare alle catastrofi. Ovviamente ci saranno delle spese per la ricerca e l’innovazione, ma queste si tradurranno poi nel rinnovo del parco nautico, nella ristrutturazione delle infrastrutture e delle strutture. Le tecnologie che inventeremo potranno essere esportate. Migliorerà l’economia, migliorerà la qualità della vita e aumenterà la sicurezza.

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