di Franco Melissano
Nicola Santomasi, a differenza della stragrande maggioranza degli abitanti del paese, all’esistenza dello sciacuddhi non ci aveva mai creduto. Ma, quando cominciarono a verificarsi una serie di fatti strani ed inspiegabili e sua moglie Addolorata gli confessò che il folletto da diverse notti si andava a sedere sul suo petto togliendole il respiro, si dovette ricredere.
Il cavallo, strigliato a dovere il giorno prima come sempre, presentava immancabilmente il mattino dopo la coda e la criniera nfiettate. Diverse cose sparivano improvvisamente e venivano ritrovate, dopo lunghe ricerche, nei posti più impensati. Un giorno il fiasco del vino si rovesciò da solo sul tavolo. Per ben tre volte dalla zuccheriera uscì del sale. Spesso le pentole della cucina si mettevano a sbattere tra di loro, svegliando tutti nel cuore della notte. E non mancavano, durante il sonno, pizzicotti, tirate di capelli, bisbigli e grasse risate.
Non ci potevano essere dubbi: era opera dello sciacuddhi.
Le forbici, appese in diverse stanze solo da un occhiello così da formare il segno della croce, non erano servite a niente; né aveva giovato la benedizione speciale impartita dal parroco alla casa e alla stalla.
Poiché pochi mesi prima un figlioletto dei Santomasi era morto senza battesimo, qualcuno adombrò il sospetto che si trattasse dello spirito del morticino che non trovava pace.