Questo progetto è costato molti sforzi ai suoi ideatori e realizzatori. E a descrivere il frutto del pluriennale lavoro, è stato pubblicato nel 2014, a cura di Maria Antonietta Bondanese, il Catalogo: “Supersano. Arte e Tradizione, scoperta e conoscenza. Mubo Museo del Bosco”, con il patrocinio del Comune di Supersano, della Provincia di Lecce e dell’Università del Salento. Con i testi di Maria Antonietta Bondanese e la grafica di Simone Massafra, è un utile strumento di conoscenza (ha anche un sito: www.museodelbosco.it) a vantaggio dei tanti turisti che soprattutto d’estate affollano le nostre contrade ma anche dei salentini che vogliano apprendere le meravigliose ricchezze custodite da questo territorio. Perché di quanto fatto rimanga traccia, perché il comune supersanese venga maggiormente conosciuto ed apprezzato, perché il museo del bosco non sia una cattedrale nel deserto. Del Bosco di Supersano, delle Vore e del Lago Sombrino, si è occupato anche il nostro Rocco De Vitis in Soste lungo il cammino. Con una “Breve panoramica geologica”[1] descrive la nascita delle Vore o Ore di Supersano, delle quali la più consistente è quella a sud del Cimitero, accanto al Santuario della Madonna della Coelimanna, detta “Fago” o “Fao”. Questa voragine, spiega De Vitis, non riuscendo a contenere l’enorme getto di acqua proveniente dalle ingenti piogge dai paesi circonvicini, produceva estesi allagamenti. Il “Fago” (o “Fao”) , giunto sul fondo calcareo, “corre verso la Vora, nella quale confluivano le acque provenienti dal Nord e dalla contrada Belvedere”[2]. Tale voragine, per la sua insufficienza, esondando diede origine ad una estesa raccolta di acque “di oltre 100 ettari di terreno, il cosiddetto Lago Sombrino”[3], rigoglioso di fauna ma causa in estate di malaria perché stagnante al punto che nel 1858, uno scavatore di pozzi di Soleto, Giuseppe Manni, riuscì a bonificare l’area facendo confluire le acque del lago entro una voragine artificiale da lui creata, la “Padula” profonda oltre 20 metri collegata mediante un canale al Sombrino, che venne così del tutto prosciugato. De Vitis dedica alle Vore e al Lago Sombrino anche una significativa poesia:
Allor che tu ancora
non eri, venata
da mille canali,
fenduta travolta
da mille torrenti,
d’intorno ti stava
la giovine Terra:
e tu Supersano
ancora non eri. (….) [4]
Il rapporto fra De Vitis e il Bosco di Supersano viene ripreso da Cristina Martinelli proprio nel recentissimo libro Quando Ippocrate corteggia la Musa. A Rocco De Vitis medico umanista. FOTO 2 Nel suo contributo, Tra documento identitario e poesia, Tu Supersano[5], la Martinelli sottolinea come De Vitis, “da vero patriarca per l’intera comunità della sua amata Supersano”, avesse compreso “la bellezza dei luoghi, la ricchezza di Storia che custodivano” ed analizza la suddetta poesia, fra interesse documentaristico e afflato poetico.
Tornando al Mubo, dobbiamo dire che un museo non deve essere solo deposito di conservazione di oggetti del passato ma centro di ricerca attivo, di produzione ed elaborazione di documenti. Del pari, un museo non dovrebbe fare solo una esposizione di materiali e oggetti vari, ma incoraggiare anche una loro riproposizione, non essere solo luogo di confronto teorico, ma anche didascalico, e svolgere quelle funzioni tecniche che sono date dalla natura stessa degli oggetti musealizzati. Un museo, ogni museo pubblico, è vincolato alla sua funzione sociale ma anche alle scelte di politica culturale operate da chi deve governarlo. E dunque, se sulla serietà del lavoro condotto fin qui garantisce la direzione scientifica del Prof. Paul Arthur (la cui prestigiosa firma compare in calce alla Presentazione del Catalogo), alle diverse amministrazioni comunali che si succederanno spetterà il compito di gestire il Mubo. ll Museo del Bosco è ospitato nello storico Castello Manfredi, sede del Comune, nel cuore del centro abitato. L’iter espositivo si snoda attraverso sette sale, su due piani, un book shop e la torre medievale. Davvero consigliabile una visita. Il libro-catalogo che lo documenta è diviso in cinque sezioni tematiche. Nella prima sezione, dopo la Presentazione del Prof. Paul Arthur ed i Saluti dei passati Sindaco e Consigliera alla Cultura del Comune di Supersano, Dott. Roberto De Vitis e Prof.ssa Maria A. Bondanese, vengono offerte tracce perspicue sul territorio di Supersano e sulla sua storia, sul Castello Manfredi e sulla Torre Medievale. Nella seconda e terza sezione, si entra nel vivo della trattazione, con la descrizione particolareggiata del Museo, delle sue Sale e delle collezioni in esse contenute. Nella quarta sezione tematica, vengono trattati i luoghi di interesse del territorio e segnatamente “La cripta della Madonna della Coelimanna” (di Stefano Cortese), “Il Santuario della Vergine di Coelimanna”( di Stefano Tanisi), “L’albero della manna” (di Francesco Tarantino), i Menhir, le Masserie, “I percorsi naturalistici” (di Michela Ippolito), e la Chiesa Matrice. La quarta sezione raccoglie Informazioni relative a ricettività, gastronomia, numeri utili, insomma tutto ciò che il turista che viene a Supersano deve sapere. Al libro, che per essere un opuscolo reca un apparato bibliografico davvero poderoso, si affiancano le suggestive cartoline e le brochure, anch’esse molto curate dal punto di vista grafico, che offrono uno strumento di più agile consultazione. Chiaro che il museo, per sua stessa definizione, è un contenitore di reperti del passato, di oggetti che non hanno più vita nel presente. Dunque, per il suo status semiologico, esso non può parlare il linguaggio della vita ma un meta-linguaggio, cioè il linguaggio della riflessione sulla vita. Resta fermo però che, se non “vitalmente”, certo “museograficamente”, un museo debba essere “vivo” e parlare ad un pubblico quanto più vasto possibile. A ciò può certamente contribuire anche la evocativa narrazione in versi, ad opera di Rocco De Vitis, della vicenda del “Lago Sombrino” e della sua definitiva scomparsa:
(…)Ne sorsero i campi
fiorenti di Bacco
ma tu Supersano,
per fato divino,
perdesti il tuo lago,
il lago Sombrino[6].
FOTO 2 MUBO: Sala del villaggio bizantino (scorcio).
FOTO 2 Copertina
del volume dedicato al dottor Rocco De Vitis a vent’anni della sua scomparsa
(1997- 2017)
[1] Cfr. R. De Vitis, Soste lungo il cammino, Taviano (Lecce), Grafiche Aesse, 1990, pp. 112-114
[2] Ivi, pp.113
[3] Ibidem; a giudizio del De Giorgi, il ‘lago’ aveva proporzioni notevoli, occupando “250 ettari di superficie”: cfr. C. DE GIORGI, Descrizione fisica, geologica e idrologica della Provincia di Lecce, Lecce, Centro Studi Salentini, 1960, pp. 281-282.
[4] Ivi, pp.115-116
[5] Cfr. AA. VV., Quando Ippocrate corteggia la Musa, a cura di F .DE PAOLA – M.A. BONDANESE, Lecce, Edizioni Grifo, 2017, pp. 109-112.
[6] R. De Vitis, Soste lungo il cammino, cit., p. 116.