di Gigi Montonato
Avrebbe compiuto cento anni Andrzej Nowicki questo 27 maggio. Purtroppo ci lasciò il 1° di dicembre del 2011 all’età di 92 anni. Era nato a Varsavia il 27 maggio del 1919.
Vantava ascendenze nobili, diceva di discendere dalla stirpe dei Sarmati, un popolo iranico, fiero e bellicoso, insediato nelle terre dell’attuale Ucraina al confine con l’Iran. Sarmata – tenne a precisare in una lettera – significa “polacco fedele alla tradizione”. Un suo omonimo arcavolo era stato deputato alla Dieta del 1697 ed elettore del re Augusto II.
Era un uomo di vasta cultura e di solidi principi ma di non poche contraddizioni. Doveva pur convivere con una dittatura! Ben lo sapeva, ma non voleva che per questo fosse in dubbio l’autenticità delle sue scelte.
Professore universitario di filosofia a Lublino e a Varsavia, editore. Fondò e diresse “Euhemer”, una rivista di storia delle religioni. Autore di numerosissime pubblicazioni, conferenziere poliglotta. Aveva intrecciato amicizie con gran parte dell’universo filosofico italiano del Novecento, raccogliendone le testimonianze in un’ipotesi di libro, “L’Italia pensante”, mai pubblicato, che appare da anni a puntate su questo giornale.
Era comunista convinto, materialista e massone. Era stato anche Gran Maestro della Massoneria Polacca. Era contro ogni forma di totalitarismo, sotto qualunque forma si presentasse e perciò anche e soprattutto contro quello della chiesa cattolica. Non si entusiasmò mai per Papa Woityla.
Era un internazionalista e negava le gerarchie in qualunque campo queste si proponessero. Per lui non c’erano paesi importanti e meno importanti, ma paesi e basta, abitati da uomini con eguali diritti ed eguali doveri. Non c’erano autori maggiori ed autori minori, ma autori e basta, tutti da rispettare.