di Rosario Coluccia
Il 17 settembre ero a Ravenna, partecipavo a una manifestazione intitolata «Dante 2021» (www.Dante2021.it). Ormai da vari anni, la terza settimana di settembre, Ravenna ospita questo bel festival internazionale interamente dedicato alla vita e all’opera del poeta fiorentino. Alla rassegna partecipano ospiti vari, italiani e stranieri, e molto pubblico attento e interessato: siamo ormai alla sesta edizione, il successo è crescente.
L’iniziativa scientifica si deve dell’Accademia della Crusca, che sempre più spesso, accanto alle attività consuete che si svolgono nella sua sede, la fiorentina Villa medicea di Castello (ricerche di vario tipo, pubblicazioni, biblioteca, ricevimento e visite guidate per scolaresche [da concordare in anticipo, naturalmente]) si proietta in azioni esterne, nei luoghi e negli ambienti più vari; ma la manifestazione non potrebbe svolgersi senza il sostegno fondamentale della Fondazione «Cassa di Risparmio di Ravenna». La collaborazione strategica tra un’importante Istituzione scientifica e una lungimirante Fondazione bancaria produce risultati straordinari, che consentono a un pubblico vasto di accostarsi all’affascinante e multiforme universo dantesco.
Perché «Dante 2021» e perché Ravenna? Nel 2021 ricorrerà il settimo centenario della morte del più grande poeta della nostra storia, avvenuta nella notte tra il 13 e il 14 settembre 1321, nell’esilio di Ravenna. Ravenna è una città non molto più grande di Lecce, con straordinari monumenti della civiltà bizantina (San Vitale, Galla Placidia, il Battistero), bella. Bella è anche la nostra Lecce, ricca del barocco e di altre tracce del suo passato. Città storiche e turistiche entrambe, cercate dai visitatori; entrambe, e non è un caso, sono state candidate a Capitale europea della Cultura per il 2019. Ma Ravenna è pulita e ordinata, gestisce bene il turismo. Lecce è spesso sporca (specie nelle periferie), il suo bellissimo centro storico a volte è caotico. Malinconie di un uomo del sud che non si rassegna, che vorrebbe vedere la propria terra rifulgere: si potrebbe, non è detto che al sud «le cose vanno per forza così» (come si sente ripetere). Preciso. Non riesco a individuare differenze reali tra le forze politiche, né tra amministratori e amministrati, se guardo ai comportamenti concreti. Per cambiare, occorrerebbe un cambio generale di mentalità. Il basolato sconnesso del centro storico leccese non è fatalità piovuta dal cielo, indica che le ditte appaltatrici hanno lavorato male o hanno usato materiali scadenti. Di fronte a questo tutti tacciono, disinteressati. E avrei mille altri esempi da aggiungere.