di Franco Melissano
Il re malediceva il giorno, l’ora e il momento in cui aveva deciso di regalare un cagnolino a sua figlia.
Aveva creduto in tal modo di allietare le giornate della giovane principessa; invece quell’animale, dopo pochi mesi, era diventato un’inesauribile fonte di malumore e dispiaceri. Il cane non mangiava più e la principessa piangeva tutto il giorno.
Subito vennero convocati da ogni angolo del regno i più famosi medici, veterinari e sapienti.
Uno provò con la carne cruda; un altro tentò la via dei cibi grassi e speziati; un terzo giunse a far preparare dai cuochi reali le leccornie e gli intingoli più appetitosi.
Il cane mandava giù a malapena qualche boccone.
Allora il primo ministro propose di ricorrere ad un celebre luminare della moderna scienza psicologica, titolare di cattedra della più importante università del regno.
Costui, ponderato gravemente il caso, dopo attenta e minuziosa analisi del cane e della sua padrona, consigliò a quest’ultima di sedersi per terra accanto alla bestiola e di imboccarla pazientemente, accompagnando ai gesti dolci paroline e tenere carezze.