Ora non è più così. Gli alberi danno solo fastidio e come se uomini e natura si fossero messi d’accordo è stata dichiarata loro guerra. Si è passati dalla festa degli alberi al far la festa agli alberi. La colpa – si dice – è sempre loro. S’inciampa per strada? colpa delle radici che hanno sollevato e rotto il piano stradale; c’è sempre sporco? colpa delle foglie che cadono; l’auto parcheggiata si sporca? colpa della resina che cade sopra; la facciata della chiesa non si vede? colpa dei rami che la nascondono. Il caso più clamoroso si è verificato a Roma, dove ogni tanto cadono alberi sulle auto, sulle case e sulle persone. Colpa di Mussolini – si dice – che li fece piantare; non della Raggi, che non li sa conservare!
E, allora? Via, che fanno queste porcherie, abbattete tutto, fate pulizia! Non che a volte non accada che gli alberi possano costituire fastidi e perfino pericoli, ma è inaccettabile che gli uomini assolvano se stessi e scarichino la colpa agli alberi, ignari e incolpevoli testimoni dell’ignavia umana, quando basterebbe avere preveggenza nella scelta delle specie da piantare e soprattutto accudirli successivamente.
Da qualche anno ci si è messa pure la natura. Natura si fa per dire, perché poi il fenomeno è riconducibile sempre all’operato degli uomini. Il punteruolo rosso ha falcidiato le palme abbruttendo il paesaggio urbano; la xylella ha distrutto gli uliveti desolando le campagne; la fumaggine ha attaccato gli agrumi ricoprendoli di nero sporco; altri parassiti minacciano i peschi, gli albicocchi, i mandorli. Perfino fichi e fichidindia non sono più quelle generose piante di una volta a causa dei fumi e dell’aria sporca. L’inquinamento atmosferico e la globalizzazione delle merci hanno favorito la nascita e il diffondersi di insetti con effetti pandemici sulle piante.
Per non farla lunga, torniamo a Taurisano. Negli ultimi vent’anni sono stati fatti seccare e sono stati abbattuti decine e decine di pini, di querce, di pioppi, di carrubi, di acacie, di roverelle, di cedri e di specie rare, come la casuarina, quella bellissima specie di “pino” elegante in diversi esemplari che era davanti alla Chiesa Madre.
Ogni volta che sono stati abbattuti questi alberi c’è stata sempre una “ragione” di facciata, che ha coperto il malanimo di chi ha voluto abbatterli. A volte sono stati gli architetti delle ultime generazioni, i quali infastiditi freudianamente dalle architetture vegetali, che impedivano di far ammirare le loro meraviglie “riqualificando” gli spazi urbani, il primo repulisti lo hanno fatto contro gli alberi. Alcuni, evidentemente, per lo stato in cui si trovavano, di incuria e di abbandono, andavano spiantati e sostituiti, magari con specie diverse. Altri potevano essere rimondati, ripuliti dei rami secchi e periodicamente irrorati di antiparassitari e annaffiati. Altri andavano rispettati, per sé e per la loro storia.
L’ultimo caso riguarda la Villa Comunale, retaggio del Bosco delle Delizie di ducale memoria. Gli alberi abbattuti non correvano alcun rischio di cadere, erano ben messi sui tronchi. Certo, presentavano segni di incuria, ma niente di più. E, allora, perché sono stati abbattuti? Probabilmente perché sporcavano le auto parcheggiate sotto con le loro foglie aghiformi e con la resina della loro trasudazione. Sono stati in parte sostituiti con piante anche importanti e costosissime, fra cui alcune magnolie. Speriamo bene. Intanto la Villa ora appare spelacchiata come se una tromba d’aria si fosse abbattuta su di lei per completarle la festa. E magari è proprio così, ma non solo per lei!
[“Presenza Taurisanese” anno XXXVII n. 5 – Maggio 2019, p. 4.]