Colloquio con la madre

Negli spigoli aguzzi del tuo essere

racchiudevi nostalgia di un’esistenza

che avresti voluta diversa,

coniugavi gli amari condizionali

di eventi bruciati solo nel desiderio.

Eppure una inestinta gioia della vita

emanava da te quando ridevi.

Amavi il mare sotto cieli di luce

a cercarvi l’altrove perduto su rive

lontane di case multicolori.

Il bisogno, quasi smania estrema,

di narrare la giovinezza, i tuoi giorni remoti,

si scontrava nell’ascolto svagato.

Pativi, esibivi talvolta la solitudine

tentando compagnia di letture,

ti piaceva quella vecchia Signora

che racconta di Adriano morente

Tardi illuminati dalla verità

che solo la morte scopre, ti chiediamo perdono.

Resta appena questo muto colloquio:

per trattenerti almeno un poco,

per non farti andare via per sempre.

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