di Ferdinando Boero
Nel Capitale, Karl Marx dice che il dovere di ogni generazione è di lasciare alle generazioni successive un mondo in condizioni migliori di quelle in cui lo si è ricevuto. Potremmo dire che, in un certo senso, il capitalismo non ci bada. Keynes dice che non ci possiamo preoccupare del lungo termine, visto che tra cento anni saremo tutti morti. Purtroppo anche gli stati che si sono ispirati al marxismo non hanno badato molto all’esortazione di Marx e hanno assunto un atteggiamento Keynesiano. I disastri ambientali nell’ex URSS sono molti e Chernobyl è solo la punta dell’iceberg. In Italia è avvenuta la stessa cosa. Il lavoro ha assunto priorità assoluta nel pensiero della sinistra, affiancato al profitto nel pensiero della destra. I costi ambientali sono stati ritenuti un prezzo che si poteva pagare. Gli ultimi 70 anni hanno avuto un impatto devastante sugli ecosistemi planetari e si è innescato un processo di rapido cambiamento climatico che, oramai, non può più essere negato. Si firmano trattati, Papa Francesco scrive Encicliche, politici statunitensi come Al Gore vincono Premi Nobel, assieme al Panel Internazionale che investiga sul cambiamento climatico, ma non si innescano processi virtuosi o, se si innescano, non sono radicali. Arriva Greta, e ripete le stesse cose che gli scienziati (quelli che si occupano di ambiente, non quelli che costruiscono centrali nucleari) ripetono da decenni. Manifestazioni in tutto il mondo e decise prese di posizione. Ma per chi potrebbe votare Greta, se dovesse votare in Italia? Il PD, per ammissione del suo fondatore, Walter Veltroni, ha perso la sua carica ambientalista (anche se io mi chiedo quando mai l’abbia avuta). Nessuno, nel M5S, si pone la stessa domanda, certamente più legittima, visto che Beppe Grillo ha puntato moltissimo sulla sostenibilità nel suo “pensiero politico”: ora questa stella polare si è molto affievolita, e l’ambiente non è una priorità. Per le destre il discorso è chiaro: Salvini fa scrivere la sezione sostenibilità del suo programma al dr Paolo Arata che, come sentiamo dai mezzi di stampa, ha interessi nello sviluppo dell’eolico in Sicilia. Con oscuri legami con non limpidissimi personaggi.